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Rosso: "E' un calcio senza manager. E Macalli è un dittatore"

Il presidente del Bassano, imprenditore di fama mondiale, vuole chiarezza nel panorama italiano prima di fare investimenti per cercare il salto di qualità: "Mancano progetti seri". Poi l'accusa al presidente: Sembra uno che parla ai sudditi"

BASSANO DEL GRAPPA - Il fatturato dell'azienda della famiglia Rosso ammonta a 1.6 miliardi di dollari con 7500 dipendenti. In serie A pochi presidenti si avvicinano a queste cifre. Renzo Rosso (foto), il fondatore, e ora il figlio Stefano, sono famosi nel mondo della moda per essere riusciti a vendere i jeans agli americani. Hanno vinto una sfida imprenditoriale che li ha portati partendo da Bassano del Grappa a diventare leader nel settore. Ma si spaventano davanti a Tavecchio, Macalli e Lotito. Stefano Rosso, 35 anni ad del gruppo di famiglia e presidente della squadra di calcio del Bassano, girone A della Lega Pro, è giovane, un bravo imprenditore e ricco: qualità che farebbero bene al calcio italiano. "Sono vent'anni che puntualmente ogni estate, prima con mio padre, ora con me, arriva qualcuno a proporci di prendere un grande club, di investire i nostri soldi in squadre di A o B. Rispondiamo, no grazie, ci basta il Bassano".

Non vi piace buttare i soldi.
"Non ci piace fare investimenti dove le cose sono poco chiare. Nel calcio italiano non vediamo progetti seri. Non vediamo manager in grado di gestire una delle più importanti industrie del paese. Non ci sono in Federcalcio e Lega e non ci sono tra i presidenti delle società. Tutti imprenditori bravi nel loro settore, ma nel calcio diventano tifosi e a fine anno le società falliscono o i presidenti si mettono le mani in tasca e ripiano debiti. Non ci piace".

I problemi nel calcio italiano non mancano.
"Ho l'impressione che non interessino nessuno. Vedo molta attenzione per le poltrone, il potere e poca per risolvere i mali del nostro calcio. Nessuno si prende la responsabilità di affrontarli. Il problema degli stadi dovrebbe essere stato risolto da anni, come quello della sicurezza. Le uniche strade per far diventare il calcio un business e che potrebbe diventare interessante anche per noi".

Di cambiare le cose se ne parla da anni.
"Ecco il punto e che se ne parla e basta. Poi si fanno norme che vanno tutte contro la prima regola della sport: aggregare e far divertire la gente. E più si sale di categoria e più diventa peggio. Siamo arrivati in Lega Pro e lo stadio è diventato un lager".

Le prime cose da fare?
"Stadi nuovi e di proprietà sono la condizione imprescindibile per ripartire. Ma non solo. Far vivere la squadra e tutto quello che c'è intorno sette giorni su sette: allenamenti, museo, feste. La partita è un momento, serve a creare passione e rilanciare il brand, ma i 90 minuti non bastano a creare business. E poi la sicurezza: ci sono troppe norme che allontanano la gente dal calcio. E la stessa norma può andare bene a Roma ma non a Milano. La violenza sarà pure diminuita, ma anche gli spettatori. Qualcuno deve prendersi la responsabilità di trovare strade nuove e diverse. Io a casa mia i delinquenti non li faccio entrare e non metto i soldati davanti al portone, né spavento i miei ospiti".

Difficile pensare ad un grande feeling tra un giovane imprenditore di 35 anni e Macalli, anni 72, o Tavecchio, anni 74.
"Macalli l'ho incontrato in qualche assemblea di Lega quando ancora ci andavo. Poi ho capito che era tempo perso. Mi sembrava un piccolo dittatore che parlava ai suoi sudditi. Mi aspettavo riunioni serie con slide e informative dettagliate. Invece c'era Macalli che prometteva milioni ma non si sapeva da dove sarebbero arrivati né come sarebbero stati distribuiti. Io, e siamo a gennaio, non so ancora quali contributi dovrò avere dalla Lega . E Tavecchio non mi sembra tanto diverso".

Quindi niente serie A, meglio restare a Bassano?
"Anche qui i problemi non mancano: ci abbiamo messo un anno per avere i permessi per riaprire con i nostri soldi il bar allo stadio. Però se le cose dovessero cambiare...".

(Fonte: Repubblica.it)

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  Scritto da La Redazione il 23/01/2015
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