Intervista a Cangini: dall'Ancona al quinquennio col Gabicce Gradara
In cinque anni dalla Terza al vertice della Prima categoria. "Degli anni con la Dorica conservo un buon ricordo, con Guerini sfiorammo la vittoria in Coppa, mentre la stagione seguente con Perotti battagliammo per la promozione in serie A"
Gabicce Gradara davanti a tutti. Inizio sprint per la compagine di mister Paolo Cangini (foto) che, in questo avvio di stagione nel campionato di Prima Categoria A, ha messo in fila tutte le avversarie. Una bella soddisfazione per questa societa' che, in un quinquennio, è riuscita a risalire dalla Terza alla Prima categoria. Merito anche del tecnico Paolo Cangini, un passato importante da calciatore tra serie B e serie D e dal 2012 sulla panchina dei biancoazzurri, con già all’attivo una promozione dalla Seconda alla Prima Categoria. Proprio con il trainer del Gabicce Gradara parliamo di questo momento ma anche del suo passato da calciatore, con un occhio rivolto ad una finale di Coppa Italia. Proprio quella che vide protagonista l’Ancona “gloriosa” della prima metà degli anni ’90.
Allora mister, nell'ultimo turno è arrivata la prima sconfitta stagionale che non rovina un ottimo avvio, condito da sei vittorie e due pareggi. Un primato importante per una società come il Gabicce Gradara che, ripartendo dalla Terza Categoria, ha raggiunto la Prima Categoria in un quinquennio. Sarà soddisfatto di questa partenza.
''Sono molto contento di questo avvio di campionato. Gli obiettivi stagionali sono altri visto che la società mi ha chiesto di ottenere una salvezza tranquilla, con un occhio rivolto al nostro budget. Detto questo per il momento ci godiamo la vetta. E’ vero nell'ultimo turno è arrivata la prima sconfitta stagionale ma anche le sconfitte servono a maturare. Vediamo dove saremo a fine stagione, cercando sempre di proporre del buon gioco. Sicuramente per il momento è bello essere davanti, anche se siamo consapevoli che ci sono squadre più attrezzate di noi e con una rosa più lunga rispetto alla nostra, e questo per qualcuno alla lunga potrebbe essere un vantaggio. Per adesso non abbiamo avuto grossi problemi di infortuni o altro ma andiamo avanti sulla nostra strada, senza particolari assilli o pressioni.”
Ha sposato la causa del Gabicce Gradara proprio dal 2010, cominciando come calciatore in Terza Categoria e continuando da allenatore.
''Esattamente. All'inizio avevo ancora voglia di giocare, nonostante avessi ricevuto già qualche proposta per allenare, e quindi ho continuato a calcare i terreni di gioco. Poi l'età e gli acciacchi fisici mi hanno fatto capire che era ora di smettere. Allora ho intuito che era giunto il momento di passare in panchina. Ho avuto esperienze con i ragazzini, poi sono subentrato in Seconda Categoria e da tre anni sono su questa panchina. Questa è una società giovane che sta crescendo piano piano. E' un ambiente ideale per proporre calcio a qualsiasi livello, dalle giovanili alla prima quadra, grazie alle attrezzature e agli impianti a disposizione. Inoltre è un pò come la mia seconda casa, visto che c'è un clima familiare molto positivo”.
Nella sua ventennale carriera tra serie B e D ha avuto diversi allenatori importanti tra cui Arrigo Sacchi, Vincenzo Guerini, Attilio Perotti e Giorgio Rumignani. Qual è il tecnico da cui ha imparato maggiormente?
''Ho avuto la fortuna di essere allenato da tecnici importanti, ognuno dei quali proponeva un tipo di gioco differente. Detto questo ho appreso un po' da tutti, perchè secondo me c'è una bella differenza tra allenare i professionisti ed i dilettanti. Nel primo caso il trainer scende in campo e lavora solo ed esclusivamente sull'aspetto del gioco e tattico, potendo contare sul lavoro di diversi dirigenti. Nel secondo caso l'allenatore deve risolvere tanti problemi e deve considerare aspetti diversi a 360 gradi. Sotto questo punto di vista credo sia una gavetta importante, che dovrebbero fare un pò tutti gli allenatori prima di arrivare tra i professionisti”.
Lei invece come allenatore che aspetti valuta maggiormente?
''Diciamo che in queste categorie l'aspetto più importante è sicuramente il gruppo. E’ fondamentale che ci sia un clima sereno e che tutti vadano d'accordo. Molti calciatori lavorano e quindi devono essere sempre stimolati e si devono anche divertire giocando a calcio. Inoltre bisogna dare importanza a tutti, anche a coloro che hanno meno spazio, facendoli sentire protagonisti. Poi ovviamente viene anche la parte tecnica - tattica.”
Ha militato nell'Ancona dei tempi d'oro, tra il 1993 ed il 1995, una squadra che fece la famosa impresa di arrivare in finale di Coppa Italia persa contro la Sampdoria. Che ricordi ha di quegli anni e soprattutto come mai, ai giorni d'oggi, e' difficile trovare una squadra di serie B che possa ripetere un cammino del genere?
''Ai quei tempi la Coppa Italia aveva meno appeal per le ''big'' del campionato. Oggigiorno, invece, tutte le grandi squadre hanno rose numerose e valide. Pertanto non ci si sofferma piu' su un unico obiettivo ma sia il campionato, che la Coppa Italia, che le coppe europee sono considerati tornei importanti e quindi anche le ''big'' cercano di fare bene in ogni competizione. La nostra fu comunque una piccola impresa, visto che alla fine ci arrendemmo solamente nella sfida di ritorno al cospetto di un'ottima compagine. Di quegli anni all'Ancona conservo un buon ricordo, perche' con Guerini sfiorammo la vittoria in Coppa, mentre la stagione seguente con Perotti battagliammo per la promozione in serie A.''
Il suo ex compagno ai tempi dell'Ancona Sean Sogliano e' diventato un apprezzato direttore sportivo. Proprio qualche giorno fa il Carpi ha deciso di cambiare, rescindendo il suo contratto.
''Mi dispiace per Sean, comunque rimane un ottimo direttore sportivo. A Verona ha fatto molto bene, questo di Carpi e' un incidente di percorso che comunque non compromette cio' di buono che ha fatto fin’ora''.