De Reggi e il trionfo della Sangiustese: "La svolta con la Biagio"
Due promozioni di fila con la Sangiustese e i ricordi canarini: "Domani sera sarò al Recchioni, non posso mancare"
MONTE SAN GIUSTO. Chiamatelo pure chioccia del gruppo anche se fisico e spirito sono quelli di un ragazzino. Si è ritagliato spazio anche quest’anno in Eccellenza, vincendo il secondo campionato consecutivo con la Sangiustese. Ed è anche pronto a festeggiare giovedì sera per la sua ex squadra, la Fermana. Parliamo di Massimo De Reggi (foto), friulano doc di 34 anni, polmoni d’acciaio e duttilità infinita che sta vivendo una seconda giovinezza.
Massimo, sei arrivato lo scorso anno in Promozione ed ora siete in D. Te lo aspettavi?
“Direi certamente di no (sorride, ndr). Lo scorso anno l’obiettivo era quello di vincere il campionato: obiettivo e aspettative andavano tutte in quella direzione e l’obiettivo è stato raggiunto bene e con anticipo. Quest’anno siamo partiti con solo 5 confermati, un nuovo allenatore e con lo status di neopromossa. In pochi, credo nessuno, ci credeva in questa escalation. E invece…”.
Di chi sono i meriti principali secondo te?
“Siamo in una società che ti permette di fare bene e pensare solo al calcio: questo vuol dire molto. Inoltre direi, senza retorica, il gruppo che si è formato anche in corso d’opera. Solido, granitico e con grandi qualità umane”.
Dopo quattro gare è arrivato anche il cambio in panchina, con l’arrivo di Cudini.
“Lo conoscevo bene in campo e fuori, sia da calciatore che come uomo. Da allenatore ho ritrovato le stesse identiche caratteristiche umane: grande schiettezza, persona vera che dice le cose che pensa in faccia, senza grandi giri di parole. Oltre ad essere estremamente preparato e pretendere molto dal gruppo”.
C’è un momento particolare nel quale avete capito che era possibile vincere?
“Direi il successo in trasferta con la Biagio Nazzaro. Disputammo una grande prestazione indubbiamente che assume ancor più valore perché quattro giorni prima avevamo perso il recupero con il Marina in casa. Li capimmo la grande forza e lo spirito del gruppo che aveva saputo reagire anche ad una sconfitta non pronosticabile forse. E’ stata una vittoria capace di dare grandissima autostima”.
E forse giovedì andrai a festeggiare un altro successo da ex, quello della Fermana. Giusto?
“Ho tanti bei ricordi e tanti amici a Fermo. Loro si ricordano sempre di me con piacere e io sono molto affezionato. E’ un percorso di rinascita lungo quello della Fermana. Dopo la C1 ci ritrovammo a partire dalla Prima categoria e la risalita è stata lunga, ricca di soddisfazioni e anche delusioni. Fermo merita il professionismo. Non posso non essere presente, perché deve essere una grande festa di popolo”.
Non solo calciatore ma anche allenare del settore giovanile. L’idea di guidare i grandi ti è mai passata per la testa?
“Sto facendo questa splendida esperienza con l’AFC Fermo dove alleno i Pulcini e mi piace moltissimo: per il momento sto benissimo lì, ad allenare i bambini. E spettacolare vivere il calcio con loro e grazie anche ai colleghi che collaborano con noi. Allenare una prima squadra? Sinceramente sto troppo bene con i piccoli, l’esperienza con i grandi non mi affascina: troppe pressioni e troppe esasperazioni”.