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Edizione provinciale di Fermo


IL RITORNO. Stefano Protti a Fermo da...avversario: "Ma tifo Fermana"

Con la Sammaurese domani torna nel suo Recchioni: "Tanti brividi contro la mia squadra del cuore. Allenarla? E' nel mio destino"

FERMO. Un 8 dicembre molto particolare per i tifosi fermani. Fermana - Sammaurese è una gara importante per la classifica, questo è vero. Ma soprattutto ha in sé un risvolto particolare. Perché un tifosissimo della Fermana vivrà la sua giornata “perfetta”. Parliamo di Stefano Protti, il numero 9 che a Fermo ha fatto piangere di gioia più di una generazione, torna da avversario a Fermo. E’ lui  alla guida del miracolo Sammaurese, piccola realtà romagnola (espressione di San Mauro Pascoli) che prese 6 anni fa in Promozione e dalla scorso anno è protagonista in D. Lingua sciolta, accento romagnolo sempre in evidenza e velocità di pensiero come quando era in campo con la sua folta criniera. Per lui non sarà la classica partita ma un innesto di emozioni, ricordi e gioie.

Allora mister, cosa ti aspetti da questo giovedì fermano?
“(sorride, ndr) Beh, inutile che ci giriamo tanto attorno. Per me non è una gara come le altre ma sarà una vera e propria partita speciale. Tutti coloro che amano il calcio hanno una loro squadra del cuore: la mia non è nè la Juve, nè il Milan, nè l’Inter ma la Fermana. Da sempre. A Fermo lo sanno benissimo. Il primo risultato che chiedo la domenica, a gara finita, è proprio quello dei canarini. Una seconda pelle che ho addosso”.

Arrivi a Fermo da avversario con la Sammaurese che hai portato ad una scalata incredibile nel corso degli anni. Raccontacela.
“Beh, un piccolo miracolo. E’ giusto chiamarlo in questa maniera. Sei anni fa sono arrivato qui in Promozione con la squadra penultima in classifica. Disputammo un gran girone di ritorno arrivando quinti in classifica. L’anno successivo siamo riusciti a salire in Eccellenza e subito arrivammo terzi mentre l’anno successivo perdiamo non bastano 72 punti per vincere: arriviamo primi a pari merito e perdiamo lo spareggio e successivamente anche quelli delle seconde classificate. Mollare? Mai. L’anno dopo ne facciamo 77 di punti, vincendo il campionato. Anno scorso in D nel girone del Parma siamo arrivati decimi e proprio al Tardini eravamo avanti 2-1 ma all’ultimo respiro ci hanno pareggiato. Siamo una realtà piccola, ci alleniamo la sera, in casa poche centinaia di spettatori ma sto benissimo qui: siamo un po’ Davide contro Golia ma va bene così”.

Quest’anno poi arriva il girone F e l’incrocio con le marchigiane. Cosa è cambiato?
“Appena letti i gironi abbiamo pensato: metterne sei sotto di noi è difficile. Ci sono tanti squadroni e il livello molto alto. Finora molto bene anche se, anche per decisioni arbitrali, ci mancano dei punti. Non molliamo nulla perché è lunghissima e tante si rinforzeranno ma abbiamo un buon bottino. Su tutte vedo Matelica e la mia Fermana: Matelica ha un organico superiore ma non ha il popolo, la forza di una città che ha invece Fermo. Per questo dico che ce la possono fare: sono trascinate dal cuore di un popolo”.

Giovedì sarai al Recchioni, ma non panchina per squalifica, qual è la prima cosa che entrando nel tuo stado ti viene in mente?
"Quella è casa mia, ci ho passato una vita, i tifosi della Fermana sono miei fratelli, la mia famiglia li, ogni volta che andiamo, sta da Dio. Quello stadio per me dice tutto: sono arrivato che il campo era arato, eravamo in C2 e io venivo da tanti anni di C1. Ricordo il pubblico che mi acclamava e le scaramanzie: per il riscaldamento entravo in campo sempre per ultimo. Al mio ingresso i tifosi tutti in piedi e inneggiavano a me, come facevi a non dare tutto in campo? Ricordo il primo rigore sbagliato e dopo due secondi subito un coro per me. Tante battaglie e tante lotte insieme. L’anno della B, io ero altrove ma andai a vedere la gara con il Savoia: fu il primo successo della Fermana in B. Gol di Di Fabio che venne sotto la tribuna a dedicarmi la rete. Ancora ho i brividi”.

Cosa chiede Stefano Protti alla Sammaurese per giovedì?
“Innanzitutto mi dispiacerà non essere in panchina per una squalifica assurda, sarà in tribuna. Sarei felice che la Sammaurese facesse una grande gara a Fermo seguendo le nostre caratteristiche e in linea con il nostro cammino. Una bella battaglia sportiva da vivere al massimo. Poi al triplice fischio tornerò subito ad essere il tifosissimo della Fermana che sono da sempre”.

Un innamorato della Fermana che è anche un allenatore apprezzatissimo in D e non solo.
“Si, ho ricevuto tante chiamate in estate dalla D alla Lega Pro ma qui a San Mauro sto bene: società seria che mantiene gli impegni e fa calcio nel modo giusto. Sto veramente bene e volevo proseguire questo cammino”.

Domanda scontata: se la chiamata arrivasse da Fermo?
“(sorride ancora, ndr) Ti ripeto, sarebbe un qualcosa di incredibile per me perché poter allenare la squadra che ami sarebbe il massimo: è come se a Del Piero chiedessero di allenare la Juve, con le dovute proporzioni ci mancherebbe. Proprio ieri leggevo le dichiarazioni di Simeone: allenare l’Inter è nel mio destino. Io credo che allenare la Fermana sia nel mio destino: tornare a Fermo e rivivere la città per uno, due o tre anni sarebbe qualcosa di meraviglioso. Credo che questo sia nell’ordine delle cose non solo perché io rappresento una bandiera o altro ma anche per quanto ho finora dimostrato in vita mia da allenatore. Tre campionati vinti e una Coppa Italia sono tanta roba credo. Poi se il sogno diventerà realtà, rivivrei un sogno ad occhi aperti. Ora però guardiamo a giovedì e viviamo questa straordinaria serie di emozioni”.

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  Scritto da Roberto Cruciani il 07/12/2016
 

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