Nessuna chiamata dopo 10 anni tra C e D. La storia di Marco Bigoni
Tolentino, Civitanovese, Cosenza, Chieti e Santarcangelo nel curriculum e un telefono che resta in silenzio: "Pronto a rimettermi in gioco. La categoria? Non è una priorità"
CIVITANOVA MARCHE. Dopo 10 stagioni equamente distribuite tra Serie D e Lega Pro, rimanere fermo nella prima parte di stagione indubbiamente non è il massimo della vita. E’ la storia di Marco Bigoni (foto), classe 1990 civitanovese doc, che è ancora fermo al palo. Eppure lo scorso anno ha collezionato 18 presenze in Lega Pro con la maglia de L’Aquila e l’anno prima altre 19 in D con la maglia della Civitanovese oltre ad esperienze importanti a Chieti, Cosenza e Santarcangelo in C2 e Tolentino in D. Insomma tanta strada fatta eppure quest’anno è ai box: “Strana la vita – sorride Marco – il calcio è strano a volte. Quest’anno sono rimasto fermo: a 24 anni mi sono spesso sentito dire che sono “vecchio”. La regola degli under in D e anche certi regolamenti strani in Lega Pro spesso bloccano quelli della mia generazione”.
Lui nato come difensore esterno destro, ha giocato ogni ruolo del pacchetto arretrato (anche centrale e a sinistra) con qualche esperienza anche in mediana: “Di ruoli ne ho fatti molti, in pratica dietro ho giocato dappertutto e in mezzo anche da mezz’ala”.
Anche la categoria non sembra essere un problema: “No, non ne faccio una questione di categoria. La mia esperienza parla di Lega Pro e D ed è chiaro che lì mi piacerebbe rimanere ma il calcio e la vita chiama a scelte anche differenti. In caso di chiamate provenienti da Eccellenza e Promozione, nessun problema a valutarle e ad accettare. La voglia di giocare e tornare a farlo è tanta. Mi sto allenando da solo e comunque sono pronto: certo, manca il ritmo partita, ma ho una struttura fisica che mi permette di ritrovarlo facilmente”.
Idee chiare, faccia pulita e anche ricordi indelebili nel corso del suo cammino calcistico. “Penso a due situazioni in particolare: i playoff di C2 disputati con il Chieti e persi solo alla fine con la Paganese e poi l’esperienza di Cosenza. Era l’anno della riforma della Lega Pro e serviva arrivare tra le prime 8: arrivammo secondi e ogni gara di media avevamo 4.000 spettatori almeno. Il giorno della festa ne erano addirittura 16.000 e sono cose che difficilmente si dimenticano”. Ora intanto c’è la voglia di ripartire e di farlo magari vicino casa.