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Edizione provinciale di Ancona


"Dubbini, Esposito, Medici... ecco i giocatori che porto nel cuore"

L'ex presidente dell'Ancona e patron del Piano San Lazzaro Andrea Marinelli si racconta a L'angolo Granata

ANCONA. Ha scritto la storia dell'Ancona, senza di lui, il ritorno al professionismo sarebbe stato un miraggio. E sono tanti, soprattutto con l'Ancona di oggi che non va, a rimpiangerlo. Ma oltre all'Ancona il suo cuore batte per il Piano San Lazzaro, la società che ha portato ai massimi traguardi regionali. Parliamo di Andrea Marinelli (foto), che si racconta proprio al sito del Piano San Lazzaro per la terza puntata dell'Angolo Granata. Com'era Andrea Marinelli da giocatore? "Ero tutto cuore e abnegazione - racconta - un giocatore di sostanza, madre natura mi ha dato tanta grinta, ma i piedi buoni li ha dati agli altri".

Marinelli, per quanti anni hai giocato?
"Ho giocato fino a 19 anni, prima di partire per il militare, ovviamente nel settore giovanile del Piano San Lazzaro, ed ho disputato alcuni allenamenti con la prima squadra. Una sera, poco tempo fa, sono stato ad una cena con dei vecchi giocatori del Piano. Ad un certo punto, mi si avvicina un ragazzo e mi fa: “Andrea, qua abbiamo ancora i segni dei tuoi tacchetti nelle gambe”. A volte in effetti eccedevo un po’...".

Che valori ti ha lasciato il Piano San Lazzaro e il calcio in generale in quegli anni?
"Facevamo sport in modo sano, felice e spensierato. Il calcio era qualcosa di cui non potevamo proprio fare a meno, divertimento puro e amicizia con compagni e allenatori. Erano tempi diversi da oggi, dove nell’attuale società i ragazzi a volte finiscono per cadere in tranelli pericolosissimi come le droghe o altri eccessi. La famiglia, l'amicizia e lo sport mi hanno fatto crescere bene, mi hanno insegnato a vivere".

Come mai scegliesti proprio il Piano san Lazzaro?
"Io sono anconetano e tra l’altro provengo proprio da quel quartiere, il Piano era la squadra del mio rione e tutti i miei amici giocavano li’. Mi sentivo Pianarolo dentro. Per la precisione sono delle Grazie. La squadra di calcio raccoglieva tutti i ragazzi dei dintorni... dal Piano, alle Grazie, dai Cappuccini fino a Tavernelle. Tutti i ragazzi dei quartieri arroccati su quella collina prima o poi finivano per giocare a Piazza d’Armi. Per cui anche da grande, qualche anno dopo, decisi che era il momento di fare qualcosa di concreto per questa società, per rivivere quelle emozioni che avevo provato da ragazzo. C'era questo spirito di appartenenza che mi è sempre rimasto dentro, sono sempre stato un inguaribile sentimentalista".

Iniziamo dunque a parlare del Marinelli presidente. Quali sono i giocatori che più ti sono rimasti nel cuore, e magari quelli con cui ti senti ancora?
"Ogni annata c'erano un paio di giocatori che mi colpivano, il primo anno ricordo Pesante e Carletti, in Seconda categoria. In Prima categoria Tommaso Dubbini, Esposito e Medici, tutti ex Castelfrettese, da cui presi un nucleo storico per vincere il campionato di Prima categoria. In Promozione abbiamo avuto due grossi giocatori, Ciglic e Baldini che erano due fenomeni per quella categoria. Ho dovuto fare delle pazzie per prenderli, dato che erano due giocatori di bravura nettamente superiore, però ne valse la pena per quanto ci fecero divertire".

Parliamo dei derby, ad esempio la memorabile vittoria contro la Sambenedettese al Riviera delle Palme per 3-2…
"Eh vabè, che mi vai a tirar fuori! Che ricordi, che emozioni! Vincere al 90’ davanti a 5.000 persone, con un gran gol di Mattia Santoni, non ha prezzo! Arrivammo con un pulmino da trenta posti tutto granata, sembravamo Davide contro Golia. E invece vincemmo noi. Ricordo ancora che a fine partita scoppiarono dei tumulti da parte della tifoseria di casa, molto delusa. Abbiamo avuto sempre grandi squadre al Piano San Lazzaro, e quella partita ne rimane l’emblema. Tranne nel secondo anno di Eccellenza in cui finimmo ottavi, siamo sempre arrivati tra le prime quattro in classifica. Ciglic, Baratteri, Juan Colella… Abbiamo avuto davvero grandi giocatori con noi".

Una bella squadra con una buonissima cornice di pubblico tra l’altro...
"Certamente. Al Dorico c'erano sempre tra le 350-400 persone e a volte più di 1.000 per le partite di cartello. Nelle gare casalinghe contro Fossombrone e Jesina raggiungemmo anche le 1.500 presenze. Fu un po’ come scrivere una favola, portando la nostra squadra a buonissimi livelli e disputando derby di fuoco con Civitanovese, Vis Pesaro, Jesina. E' stato meraviglioso".

Tra i tanti derby belli e importanti, ne ricordiamo anche uno molto importante contro il Torrette...
"Assolutamente si! Era il 18 aprile 2004 e ci giocavamo il campionato al termine di un lungo testa a testa. Ci saranno state dalle 2.000 alle 2.500 persone al Dorico quel pomeriggio. Vincemmo noi 2-0 con i gol di Carletti e Catalani e festeggiammo a lungo la promozione in Prima categoria".

La tua maggior rivale ed un giocatore che avresti voluto con te?
"La squadra rivale, ti dico certamente la Jesina. Abbiamo sempre lottato per batterla ed alla fine ci siamo riusciti. E' stata dura, abbiamo preso anche belle batoste però... Per il giocatore che avrei voluto portare al Piano ma non ci sono riuscito è una bella domanda. Quelli che mi interessavano li ho presi quasi tutti. Ci sono stati dei giocatori anconetani che avrei voluto vedere con la maglia del Piano come Piergallini e Bugari, fortissimi, ma poi non se ne fece nulla. Volevamo creare un'ossatura di anconetani con i vari Malavenda ed i fratelli Santoni su tutti, gente che sentiva la maglia ancora di più".

Qualche giorno fa il Piano ha perso una delle sue figure più rappresentative, Vincenzo Principi.
"E' stato uno dei più grossi dirigenti che ho conosciuto nel mondo del calcio. Una persona umile ed educata, oltre ad essere un intenditore di calcio sopraffino. Un mio cruccio personale è legato proprio a Vincenzo Principi. Quando presi l'Ancona, lui, storico fondatore del Piano San Lazzaro la prese male... Non era d’accordo con la nostra scelta e me lo fece chiaramente capire. Ma per me il sogno di guidare addirittura la squadra della nostra città, salvandola in un momento delicatissimo, era troppo grande. Non potevo tirarmi indietro. Principi si ritirò dal calcio, e fu veramente un peccato perché era una persona squisita, mai sopra le righe e sempre prodigo di consigli preziosi nei miei confronti. Una persona eccezionale. Ci tengo a mandare un affettuoso abbraccio alla sua famiglia".

Chiudiamo con i saluti, la tua dedica personale a tutto l’ambiente granata...
"Vorrei fare un augurio ai dirigenti, ai tifosi e alla squadra, quando si indossa quella maglia lì si porta un pezzo di storia della città di Ancona. Quel colore granata ricorda il Torino Football Club e il modo di essere del torinista. Tutto quello che abbiamo fatto, i successi conquistati, è sempre stato grazie al sudore e sul campo non ho mai visto un giocatore del Piano inferiore per grinta agli avversari. Noi mettevamo paura agli altri, non eravamo noi ad avere paura di loro. Perché noi siamo pianaroli, siamo cazzuti. Questo è il DNA che ci portiamo dietro, proprio come il Grande Torino. Oggi i ragazzi devono portare avanti quella mentalità lì".

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  Scritto da La Redazione il 14/02/2017
 

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