Giorgio Pagliari, il cremisi nel cuore ma l'Atalanta nel destino
Dall'esordio a 15 anni in Eccellenza, al passaggio alla Primavera nerazzura: il figlio d'arte si racconta sul sito ufficiale dell'Atalanta
BERGAMO – Un cognome pesante sulle spalle, un'esperienza super a Tolentino prima del passaggio in neroazzurro all’Atalanta in estate. Per Giorgio Pagliari, classe 1999, è un’esperienza unica quella in casa bergamasca, protagonista con la Primavera come racconta in un’intervista al sito ufficiale (www.atalanta.it).
Giorgio, partiamo proprio dalla tua famiglia che ti ha trasmesso la passione per il pallone.
“Mio papà Giovanni era una seconda punta, ha giocato tanti anni a Perugia e da un mese allena l'Ancona. E pure i miei zii sono nel mondo del calcio: Dino ha giocato nella Fiorentina e ora è allenatore, Ivo è professore di educazione fisica e fa il preparatore atletico, Silvio è agente di calciatori. Diciamo che io sono nato con il pallone in testa. E se accendo la tv è solo per vedere una partita di calcio”.
Avere una famiglia così alle spalle è preziosa anche per i consigli che ti può dare.
“Il babbo mi ha sempre seguito nel mio cammino, ma sono stati importanti anche i consigli su come gestirmi fuori dal campo. Anche mio zio Dino era andato via presto da casa per giocare a calcio e quindi sa cosa vuol dire. Mi ricorderò sempre quello che mi hanno detto: anche quando non giochi, non devi mai mollare perché il lavoro che fai serve prima di tutto a te stesso. E' la cultura del lavoro quotidiano che dà poi i suoi frutti”.
Dove hai iniziato a giocare?
“A sei anni nella scuola calcio di mio papà e poi sempre nel Tolentino. Diciamo che ho avuto un percorso diverso rispetto agli altri miei compagni che invece provengono da un settore giovanile di club professionistici”.
A 15 anni e 7 mesi ho esordito con la prima squadra, in Eccellenza sul campo del Trodica. Era la stagione 2014/2015. Le cronache raccontano che sei diventato il più giovane esordiente della storia del club.
“Una grandissima emozione. Mister Aldo Clementi mi fece entrare a venticinque minuti dalla fine e andò bene. Poi l'anno scorso ho giocato con più continuità in prima squadra. L'Eccellenza per me è stata una palestra importante: giochi con calciatori più esperti, contro gente che non ha paura a farti un'entrata decisa, su campi dove magari non è così facile controllare la palla. Il campo del Tolentino è bello, altri magari meno. Ma tutto questo ti aiuta a crescere sotto tanti aspetti, come quello caratteriale e della cattiveria agonistica. Magari mi ci è voluto più tempo, ho fatto un percorso diverso, ma lo rifarei sempre”.
Ruolo?
“Sempre stato centrocampista, solitamente mediano. Sono cresciuto col mito di Pirlo, in quel ruolo un maestro: in tv ne studiavo le movenze e le giocate. Quando ho esordito in prima squadra mi hanno impiegato come mezzala, poi il secondo anno con mister Matteo Possanzini (fratello di Davide, ndr) ho fatto più il mediano”.
Poi la chiamata dell'Atalanta...
“Tramite un osservatore so che mi hanno seguito, poi è arrivata la chiamata. Mi volevano altre squadre per fare la Primavera, ma l'Atalanta è l'Atalanta e non ho avuto alcun dubbio. Neanche la prospettiva di andar via da casa così giovane mi ha spaventato: mi sentivo pronto, come se questa chiamata fosse arrivata proprio al momento giusto. L'ho vista subito come una grande opportunità. Anche se vuol dire fare dei sacrifici, ma ne vale la pena. Appena saputo che sarei andato all'Atalanta, sono andato a vedere le finali degli Allievi: ho visto la gara con la Fiorentina e poi la finale scudetto vinta con l'Inter. Mi ricordo che sono rimasto subito colpito dalla qualità della squadra. Ero contento ma anche curioso di poter far parte di quel gruppo”.
Il primo impatto con la nuova realtà?
“In estate ed è stato molto positivo. Quando mia mamma ha visto dove sarei andato a stare, alla Casa del Giovane, e ha conosciuto i tutor, per la prima volta l'ho vista tranquilla. E poi il Centro Bortolotti è stupendo: la cosa bella è che sei a contatto con la prima squadra. Una volta ogni due settimane facciamo un'amichevole contro di loro e per noi giovani sono esperienze importanti. Spesso in quelle partitelle mi capita di affrontare Grassi, un altro dei prodotti del vivaio, e ti accorgi di quanto sono forti. Il mio sogno è esordire un giorno in Serie A con la maglia dell'Atalanta e vedere che tanti ragazzi del vivaio ci sono riusciti, è un grande stimolo”.
Quest'anno come sta andando?
“Mi sono integrato molto bene, c'è stato un periodo tra dicembre e gennaio dove sono stato impiegato con più continuità e ho anche giocato la mia prima partita da titolare a Salerno. Io cerco di allenarmi sempre bene, sia che poi giochi o no. Sto imparando molto, anche a fare cose a cui non ero abituato come ad allenarmi ogni giorno. E' il mio primo anno di Primavera ed è molto importante anche in vista della prossima stagione. Ora poi ci sarà il torneo di Viareggio dove ci potrebbe essere spazio per tutti e sarà una bella opportunità da sfruttare”.
articolo e foto da www.atalanta.it