Spadari: "Grazie San Biagio, è arrivato il momento di smettere"
OSIMO. Simone Spadari (foto), portiere 35enne del San Biagio. Stagione conclusa a 39 punti, con 13 ko e 11 vittorie, settimo posto con salvezza arrivata con 4 turni di anticipo e playoff svaniti dopo averli sognati a lungo. Come giudichi la stagione?
“Una buona stagione in linea con le ultime della società, ma resta il rammarico per l’ennesima occasione persa”.
Pensi che effettivamente i playoff fossero irraggiungibili? Che la squadra ha fatto il massimo e di più non ne aveva?
“Probabilmente si, è arrivata scarica alla fine”.
Sei tornato la scorsa estate al San Biagio con il ruolo di terzo portiere, poi a metà stagione ti sei ritrovato a fare il secondo. Come giudichi la tua stagione e quanto è difficile gestire la parte di dodicesimo?
“È stato un piacere essere presente alle partite oltre che gli allenamenti ma questo mi ha messo in difficoltà per via di questioni personali”.
35 anni, 2 figli piccoli di cui uno appena nato e un lavoro che non è semplice da far combaciare con gli impegni calcistici: hai già deciso cosa farai l’anno prossimo?
“Con un po’ di commozione purtroppo ho deciso che appenderò i guanti al chiodo per tutti i motivi che hai elencato”.
Cosa hai provato sabato alla fine dei tuoi 45 minuti di gioco, quando l’arbitro ha fischiato per tre volte sancendo la fine della gara e quindi anche della tua carriera da calciatore?
“Sabato mi veniva da piangere, sono sincero, speravo che l’arbitro non fischiasse mai la fine”.
Dicci il ricordo più bello che ti porterai dietro ed anche la partita più bella e la più brutta che hai fatto in carriera...
“La partita più bella è stata un Argignano - San Biagio 0-1, del campionato vinto poi dai galletti in Seconda categoria, dove ho murato la porta e a fine partita ho messo in crisi mister Marinelli sulla scelta del primo portiere. La partita più brutta è stata un Sirolese – Pietralacroce 2-2, scontro salvezza a fine campionato dove ho fatto due gravi errore che stavano per compromettere la stagione del Pietra".
Cosa ti porterai dietro dell’esperienza a San Biagio?
“A San Biagio sono cresciuto come giocatore e come uomo, ho solo bei ricordi”.
Cosa consigli ai ragazzini che sognano di fare il portiere e poi finiscono per essere il dodicesimo, spesso ruolo ingrato ma fondamentale.
“Il ruolo del portiere richiede una concentrazione maggiore rispetto gli altri ruoli, hai una pressione addosso che se non la reggi non puoi ricoprirlo. Oltre ad allenarti sulla tecnica e la forma fisica, serve un duro allenamento mentale. I tempi morti nell’attesa di un’azione verso l’area rischiano di farti deconcentrare e farti volare con i pensieri: sgombera la mente adesso tocca a te!”.
Hai un messaggio per qualcuno?
“Vorrei ringraziare la società che in questi anni mi ha dato fiducia e opportunità di crescere”.