LA STORIA. Il ritorno di Mario Di Camillo: "Dalla Cina a una panchina"
Tante le squadre allenate nelle Marche prima dell'avventura in Estremo Oriente: "Il calcio è cambiato ma la passione è veramente tanta"
PORTO SAN GIORGIO. Lombardo di origini, marchigiano per scelta lavorativa e amante dal calcio per passione. Si rimette in gioco dopo 31 anni dal suo arrivo in terra marchigiana Mario Di Camillo (foto), già protagonista nel calcio bergamasco alla guida di Caravaggio e Rivoltana. Di stanza a Porto San Giorgio in quegli anni vive esperienze importanti alla guida di società gloriose come Montegiorgese in Promozione ma anche Paludi, Capodarchese, Settempeda e Torrese con alcuni campionati vinti di Prima e Seconda categoria. Non mancano esperienze da direttore sportive nella sua Porto San Giorgio e anche nel vicino Abruzzo. Nel mezzo anche l’attività di talent scout per il Foggia di Pecchia e un lavoro che lo porta a viaggiare moltissimo dalla Russia all’estremo oriente. Proprio in Cina conosce un calcio diverso dal nostro: “Li è solo un dovere, obbligatorio, di regime e governativo. Investono solo a grandissimi livelli e acquisendo club di altissimo ranking. Eppure hanno strutture e numeri pazzeschi, organizzazione assoluta e rispetto per gli occidentali. Il calcio però non è passione ma solo materia di studio”.
Tornato di nuovo a vivere nelle Marche dopo tanto girovagare ha tutta l’intenzione di rimettersi in gioco pur essendo da un po’ fuori dal giro: “Mi piacerebbe molto, ho tanti stimoli e una passione infinita – racconta Di Camillo – nessun vincolo di categoria o ruolo, sia come allenatore o dirigente: metto sul piatto la mia lunga esperienza. Da quando me ne sono andato è tutto cambiato: ora contano rimborsi, procuratori, sponsor e anche alcune regole come quella degli under che non premia il merito. Ma il calcio è una passione viscerale e farne a meno è impossibile”.