Aloisi: "Da centravanti a difensore, grazie mister Bersellini"
Se n'è andato all'età di 81 anni l'allenatore Eugenio Bersellini, che vinse uno scudetto con l'Inter nel 1980 e che guidò l'Ascoli per due stagioni in Serie A dal 1988 al 1990. Il cordoglio dell'Ascoli Picchio attraverso un comunicato ufficiale: "Ci ha lasciati Eugenio Bersellini, l'allenatore che guidò in Serie A l'Ascoli nei campionati 1988-89 e 1989-90. Si è spento a Prato all'età di 81 anni lasciando un vuoto nel calcio italiano. Tante le piazze allenate dal "sergente di ferro", il soprannome col quale era solito essere definito per i suoi duri metodi di allenamento: su tutte Lecce, Cesena, Sampdoria, Inter, Torino, Fiorentina, Avellino, prima di chiudere dieci anni fa sulla panchina del Sestri Levante. L'Ascoli Picchio si stringe, commossa, alla Famiglia Bersellini esprimendo il più profondo e sincero cordoglio".
Antonio Aloisi (foto), che ricordo ha di Eugenio Bersellini?
"E’ un giorno molto triste. Mister Bersellini ha rappresentato per me la persona che ha creduto di più nelle mie qualità facendo scelte difficili, forse anche impopolari in quel momento, perché portare un centravanti al centro della difesa non è davvero cosa da tutti i giorni. Lo ricordo e lo ricorderò sempre come la persona che per come sono andati i fatti mi ha permesso di stare venti anni nel calcio professionistico. Il tutto senza dimenticare che l’allenatore che mi ha fatto esordire in serie A è stato Ilario Castagner".
Ma era davvero un Sergente di ferro?
"Bersellini faceva parte di quel gruppo di allenatori di trenta anni fa che facevano della carica agonistica la loro forza, erano più sanguigni più caratteriali. E in questo è stato uno dei migliori perché trasmetteva una carica agonistica con cui riusciva a tornare fuori il meglio da ognuno di noi. Il carattere fumantino io ad esempio l’ho tirato fuori grazie a lui perché in realtà nella vita di tutti i giorni sono uno tranquillo, poi in campo devi trasformarti e lui molto della carica agonistica me l’ha tirata fuori con il suo modo di preparare le gare. Mi dispiace solo non averlo più sentito perché poi ci siamo persi di vista".
Ma cosa le disse quel giorno in cui le ha cambiato ruolo?
"Non mi disse niente. Alla ripresa degli allenamenti il martedì mi disse solo ‘fammi vedere come stai dietro’. Lo guardai stupito ma la presi comunque seriamente con grande attenzione ascoltando le sue direttive e questo andò avanti fino al sabato. Poi in ritiro all’Hotel Villa Pigna il sabato del match prima di colazione mi disse ‘oggi giochi difensore centrale, al fianco di Flavio Destro e al posto di Paolo Benetti, hai un avversario difficile come Corneliisson del Como, uno molto forte di testa ma sono convinto che farai bene’. Vincemmo 2-0 e in attacco non ci tornai più".
(Fonte: Il Resto del Carlino)