Polisportiva Mandolesi, una famiglia impegnata nel sociale
Una prima squadra e 7 squadre giovanili con spazio anche alle bambine, questa l'attività della realtà sportiva nata 35 anni fa
PORTO SAN GIORGIO. Nata 35 anni fa con uno scopo prima di tutto sociale la Polisportiva Mandolesi è diventata negli anni un punto fermo dello sport sangiorgese. Nonostante la nascita lo scorso anno della prima squadra, che già milita in Seconda categoria, l'interesse principale della società è nel settore giovanile dove conta ben 7 categorie iscritte ai campionati FIGC dai Primi calci ai Giovanissimi, oltre ai numerosi Piccoli amici. Lo scopo della società resta ancora prima di tutto il sociale, quindi dare uno spazio ai giovani dove praticare calcio, ma negli ultimi anni si sta facendo sempre più attenzione alla qualità del lavoro svolto, con la scelta di allenatori qualificati, preparati e soprattutto con grandi doti umane e capaci di calarsi in quello che è lo spirito Mando, ovvero essere una famiglia. Che la Mandolesi sia una famiglia lo dimostra il ritorno a casa di due tecnici (Cintio per la prima squadra e Parigiani responsabile tecnico del Settore Giovanile) che dopo anni in giro per la provincia, come giocatore uno, come allenatore l'altro, e ormai la ventennale presenza del responsabile Osvaldo Bei, che insieme ai primi due stanno cercando di far diventare la Mandolesi un settore giovanile di livello.
"Essere di livello per noi non significa essere un settore giovanile dove si vince o dove si illudono i ragazzi ed i genitori di regalare la serie A - sottolinea Parigiani - essere di livello vuol dire dare lo stesso impegno a quello bravo e a quella meno bravo, essere di livello significa creare persone che sappiano prendere delle decisioni in campo come nelle vita, essere di livello vuol dire dare delle basi a chi può arrivare ad alti livelli come a chi giocherà negli amatori, essere di livello vuol dire dare spazio ed incentivare a giocare anche le bambine".
Gli allenatori della Mandolesi non hanno la presunzione di creare campioni perché secondo la loro teoria, da piccoli il calcio prima di tutto si impara, poi si insegna.