"Montepacini, tutto falso: abbiamo salvato l'arbitro dal linciaggio"
Il presidente della Real Cuprense Maurizio Drago risponde a Marchetti, minacciando querela. E il giovane direttore di gara in serata si è recato al Pronto Soccorso
Il presidente della Real Cuprense Maurizio Drago (foto a sinistra) non ci sta che la sua squadra passi da razzista. E replica sia sui social che per telefono al resoconto del responsabile della Save The Youths Montepacini Marco Marchetti, la squadra composta da immigrati e rifugiati. "Io non commento, aspetto le decisioni del giudice sportivo e successivamente difenderò la rispettabilità della società e soprattutto della mia squadra da questa diffamazione per vie legali".
Poi spiega: "Ieri sera dopo il termine della partita sia l'arbitro che il Sig. Guerrieri presumo designatore degli arbitri, ci hanno ringraziato per aver difeso l'arbitro dall'aggressione di un vostro tifoso presumo anch'egli africano che è entrato scavalcando in campo con il chiaro intento di malmenarlo. L'arbitro tremava dalla paura... Il signor Guerrieri ci ha detto che solo grazie al nostro pronto intervento (e non quello della società di casa) il malintenzionato non è riuscito nel suo intento. Lo stesso è stato poi visto da noi tutti all'interno dello spogliatoio della squadra di casa che parlava con i suoi compagni e rideva.... e nessuno dico nessuno di noi gli ha detto nulla. Io sono una persona credente e nella mia squadra è vietato comportarsi in maniera incivile, è vietato bestemmiare: noi siamo andati a giocare cercando di stare tranquilli consapevoli del clima che avremmo trovato. Ma ripeto, tutto falso quello scritto da Marchetti: la mia squadra ha salvato l'arbitro dal linciaggio".
L'arbitro, in forte stato di agitazione, in serata si è poi recato al Pronto Soccorso dell'Ospedale di Fermo.
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FERMO. La squadra Save The Youths Montepacini che fa capo al Centro Sociale e Rieducativo di Fermo, impegnata nel girone G di Terza categoria, ha provato sulla propria pelle cosa vuol dire discriminazione e razzismo, sentimenti che cozzano con l'essenza stessa del calcio, linguaggio universale.
"La bella favola si è interrotta - scrive uno dei responsabili del centro, Marco Marchetti sulla propria pagina Facebook - ieri sera al Firmum village, alla 6^ partita di campionato, il sogno del calcio come "luogo" di uguaglianza, fratellanza e dialogo, in cui avevamo sperato, forti dell' esperienza delle prime 5 partite, si è infranto duramente. Il giovanissimo arbitro costantemente intimidito dagli avversari di Save The Youths con il fine (riuscito) di condizionarne le decisioni; sceneggiate clamorose ad ogni contrasto da parte degli avversari; insulti costanti ai giocatori africani: "alzati o ti ammazzo, "come parlate non si capisce", "vi bruciamo tutti" e potremmo continuare. E pensare che avevamo concordato di posticipare alle 20 l'inizio della partita proprio per venire incontro ai nostri "competitori" che, giocando alle 14.30, come da calendario, non avrebbero avuto la disponibilità di entrambi i portieri. Non è mia intenzione fare del vittimismo e devo riconoscere che, purtroppo, alcuni giocatori di Save The Youths sono caduti nella trappola delle provocazioni, con la conseguenza del record di ammonizioni (4) e una espulsione. Ma non posso neppure non dare dei nome a quanto accaduto: odio, aggressività da frustrazione e non ultimo razzismo.
Alcuni sostengono che questa è la "natura" del calcio, che situazioni di questo tipo siano fisiologiche, che proseguendo nel campionato diventerà la norma. Non sono d'accordo e le 5 partite disputate in precedenza lo attestano: il calcio può e deve tornare ad essere un gioco, una competizione sana e leale, un laboratorio di uguaglianza, fratellanza e dialogo. Save The Youths M.Pacini è nata per questo e non saranno certo quattro (o undici) provocatori a vanificare il nostro progetto. La quasi totalità dei nostri giocatori sono fuggiti dalla persecuzione e dalla guerra, non certo per ritrovarle, "sotto mentite spoglie" nei campi di gioco. Per loro, o meglio per noi, questo campionato di Terza categoria, è una opportunità di riscatto, di riconoscimento della piena dignità, di costruzione di un paradigma culturale diverso, dove non ci sono "muri, confini, barriere". A fine campionato sarebbe bello poter archiviare quanto è successo ieri sera come un "episodio" che non si è più ripetuto. Forza, coraggio, proseguiamo nel nostro progetto con fiducia e determinazione!".