LA STORIA. Orfano, in Italia con un barcone. "Matelica, casa mia"
E' la commovente vicenda personale di Lamin Bittaye: "A 16 anni il destino mi ha tolto tutto e il calcio mi ha salvato la vita"
MATELICA. Il Matelica festeggia l'arrivo del nuovo anno senza bilanci e senza parlare di risultati. La società, seconda in classifica a 4 punti di distanza dal Cesena, ha preferito diffondere sui suoi canali la storia dell'esterno destro classe 1995 Lamin Bittaye (foto). Arrivato in estate dalla Vastese, il giocatore originario del Gambia ha alle spalle una vicenda singolare e ricca di speranza. Bittaye ha infatti perso entrambi i genitori e purtroppo con la famiglia di origine in Gambia non c'erano i presupposti per una serena convivenza, da lì la decisione di venire in Italia. Sì è avventurato con un barcone insieme ad altre 143 persone alcune delle quali non sono riuscite a sopravvivere alla traversata.
«Sono uno di quei tanti ragazzi ai quali il calcio ha salvato la vita - racconta Bittaye - a 16 anni il destino mi ha tolto tutto, la famiglia, gli amici e ogni altra cosa che avevo, ho lasciato il mio paese quando ancora ero minorenne». Tanta strada dall'Africa all'Italia, rischiando di morire attraversando i deserti e il mare della Libia.
«Sono venuto da solo in Italia mentre ciò che resta della mia famiglia è rimasto in Africa, devo dire di non essermi mai sentito solo grazie alla famiglia Meli a Roma che mi ha trattato come un figlio».
Da lì l'inizio dell'avventura calcistica, dall'Avezzano alla Vastese, fino ad oggi al Matelica dove ha già collezionato 16 presenze e 3 reti.
«Il calcio è stato la mia salvezza, il gruppo che si crea è tutto in questo mondo, per fare bene ci vuole una squadra unita e compatta - spiega l'esterno - Appena arrivato a Matelica e dopo aver conosciuto i miei compagni ho capito subito che saremo diventati un grande gruppo con lo stesso obiettivo e invece siamo diventati una famiglia. Quella biancorossa è una società piccola, gestita a livello familiare dove un sorriso o una pacca sulle spalle sono il pane quotidiano. Tutto questo esiste grazie al signor Canil, questa realtà è seria, organizzata e non ti fa mancare mai niente, cosa che non è da tutti. Qui credono in me, i ragazzi e anche il mister che mi ha sempre dato fiducia, spero di poter ripagare tutti».
Una bella storia che si conclude con un altrettanto bel desiderio per il nuovo anno:
«Spero di continuare questo mio percorso e un giorno riuscire a fare quello che aveva iniziato mio padre, cioè aiutare quelli che hanno bisogno» conclude commosso Bittaye.
(Fonte: Corriere Adriatico)