MINNOZZI STORY. Parla papà Massimo: "Vi racconto il mio Matteo..."
"Domenica ha giocato e segnato due gol ma la sera prima aveva 38 di febbre. Quella volta che nel 1996.... Io più ariete d'area di rigore, lui attaccante moderno. A 14 anni è partito per andare ad Ascoli, dal convitto vedeva lo stadio e mi diceva: 'Io un giorno giocherò lì'"
Suo papà Massimo Minnozzi (foto a sinistra), 50 anni, è stato un attaccante di rango che ha militato in diverse importanti società come Portorecanati, Osimana, Porto Potenza e Sangiustese (solo per citarne alcune) che negli ultimi anni si è cimentato come allenatore alla guida di Nuova Picena, Montecassiano e Real Castelfidardo. Lasciato il calcio, da due anni è istruttore di tennis a Castelfidardo dopo aver frequentato l'Accademia.
Suo figlio Matteo (foto a lato), 23 anni, è cresciuto nelle giovanili dell'Ascoli, per poi fare esperienze in D con Gubbio e Castelfidardo e in Eccellenza con Montegiorgio e Porto d'Ascoli. Dopo una parentesi (non felice) alla Samb tra i professionisti, accetta il corteggiamento del Tolentino che lui sta ripagando a suon di gol: già 11, 2 fondamentali domenica contro il Porto Sant'Elpidio dall'intenso profumo di Serie D. E pensare che sabato sera Matteo aveva 38 di febbre! "E' la verità - racconta papà Massimo - sabato stava molto male, aveva oltre 38 di febbre, ha anche vomitato, abbiamo chiamato la guardia medica che gli ha fatto un'iniezione, voleva assolutamente essere alla partita". E qui Massimo racconta un aneddoto: "Siamo nel 1996, giocavo con la Settempeda in Promozione e lottavamo per vincere il campionato, era un sabato sera, stavo male, chiamo il mister e gli dico che non riesco a giocare, la partita era contro il Porto Sant'Elpidio, vado al campo, anche Marco Romiti stava male, il mister mi obbliga a indossare la maglia e mi dice che mezz'ora dovevo giocare, anche da fermo, risultato: segno due gol e vinciamo 2-0!".
Differenze tecniche e realizzative tra papà Massimo e Matteo.
Matteo vanta 47 gol in 6 anni con una media di 7,83; Massimo ha chiuso la carriera con 232 reti in 24 e 9,66 di media. "Io ero più un uomo di area di rigore, mi rivedevo in Osvaldo che in quegli anni stava alla Roma, la mia arma migliore il colpo di testa. Matteo è un attaccante moderno, sa fare tutti i ruoli, trequartista, prima e seconda punta, ha facilità di tiro e sa attaccare la profondità".
Il calcio è cambiato.
"Da quando ho debuttato a Castelfidardo a 16 anni sono cambiate molte cose, oggi giocano gli under, fanno per un po' di mesi la Serie D e poi spariscono. Secondo me questa regola ha danneggiato il calcio. Se uno è bravo gioca a prescindere dall'età. Oggi i ragazzini non giocano più per strada, nei cortili. Io stavo al campo del circolo cittadino di Castelfidardo dalle 14 alle 20...".
In bocca a lupo a Matteo!
"Io rispetto le sue idee, quelle calcistiche soprattutto. Pensa che a 14 anni è partito da casa per andare in convitto ad Ascoli Piceno, io e mia moglie ci trovavamo alla sera da soli, andavamo nella sua camera e lui non c'era, ci mancava, ma rispettavamo la sua scelta. Dal convitto si affacciava e vedeva lo stadio Del Duca e mi diceva "io un giorno giocherò lì". E ci giocò, fece 8 presenze in Serie C con l'Ascoli. Poi la storia è nota: Gubbio, Castelfidardo, Montegiorgio, Porto d'Ascoli, Samb e ora Tolentino. Il suo futuro è appena cominciato!