Silveri: "FIGC, AIA e Società devono affrontare la questione arbitri!"
Per il massimo dirigente del Rapagnano è ormai improrogabile un tavolo di confronto fra tutte le realtà interessate per affrontare una questione vitale per lo sviluppo del movimento
RAPAGNANO. Mentre la stagione sta entrando nella sua fase calda e naturalmente decisiva, non possiamo non raccogliere la garbata, ma comunque sentita e ponderata riflessione del presidente del Rapagnano Vitaliano Silveri (foto). Con la sua squadra che sta disputando un eccellente campionato nel girone D di Prima categoria, il massimo dirigente rossoverde ci tiene a confrontarsi anche con le altre squadre del girone in merito alla questione arbitrale.
“Prima di entrare in argomento voglio sottolineare un punto fondamentale – ci dice Silveri – il mio non è uno sfogo dopo la mancata concessione di un calcio di rigore o dopo aver perso una gara per qualche svista, ma vuol essere uno spunto di riflessione nel quale vorrei coinvolgere anche i miei colleghi delle altre squadre. Credo sia sotto gli occhi di tutti che a livello di classe arbitrale vi siano dei problemi, probabilmente legati anche allo scarso numero di ragazzi che scelgono di intraprendere questa strada, ma è chiaro che ormai si sta andando verso orizzonti difficili da interpretare.
Partiamo dalle designazioni, faccio fatica a comprendere... ci dicono: mai arbitri della sezione di Fermo a Rapagnano, ed è giusto visto che siamo a due passi ed evitiamo chiacchiere e dietrologie. Poi vai a giocare a Pagliare e l'arbitro è della sezione di San Benedetto, allora penso che non sono le distanze a fare la differenza, ma altre valutazioni che personalmente mi sfuggono. E' dall'inizio della stagione che notiamo prestazioni non all'altezza della situazione, ma sono almeno 4/5 partite che in mezzo al campo si susseguono un numero tale di episodi incredibili che si fa fatica a contarli. Anche in partite equilibrate e senza particolari episodi fallosi, ormai l'arbitro è sempre il protagonista principale, continui spezzettamenti e fischi spesso inappropriati impediscono lo sviluppo delle azioni, si ferma il gioco per emerite sciocchezze e non si interviene poi su falli anche molto duri o su comportamenti palesemente antisportivi. Faccio un esempio per chiarezza: su un campo grande come il nostro se si incrociano un arbitro di poca personalità ed una squadra avversaria che voglia perdere tempo, si finisce in pratica per non giocare mai. Mi sono preso la briga in alcune partite di cronometrare il tempo di gioco, fermando il cronometro solo quando la palla usciva fuori (quindi senza considerare i tempi morti sui vari di calci di punizione, corner, ammonizioni ecc...), ebbene superiamo di poco l'ora di gioco. In parole povere se ci fosse il tempo effettivo come nel basket, si giocherebbe realmente meno di 45 minuti.
Sulle valutazioni dei falli in area di rigore, credo sia inutile entrare in merito, ogni settimana assistiamo a delle prestazioni che facciamo fatica a spiegare. Parlandone prima delle gare con colleghi e dirigenti delle altre squadre, si nota chiaramente che il problema non riguarda una sola realtà, ma bensì l'intero movimento. Posizionamento in mezzo al campo spesso errato, comportamenti strani, decisioni incomprensibili e frutto di non si capisce quale regolamento e fondamentalmente tantissimi errori. Avete provato a farlo notare? Vi sarete accorti allora che scattano cartellini come se piovesse per i calciatori e multe per le società, motivi per i quali si finisce sempre per non affrontare questi argomenti. E torniamo al discorso di partenza, probabilmente manca la materia prima e giovanotti di belle speranze con poche partite nelle giovanili, vengono subito promossi nelle categorie superiori, non essendo ancora pronti per questo salto in avanti. Sta di fatto che ogni settimana ne vediamo di nuove: scambi di persona, fischio finale con la palla crossata in area e non ancora preda del portiere, calciatori con lividi sulle gambe ammoniti per simulazione e, cosa più grave, errata valutazione sui contrasti. In pratica questi ragazzi non sanno riconoscere un intervento cattivo, da uno duro ma leale, segno evidente che molti di loro non hanno mai giocato al calcio e fanno giustamente fatica a calarsi nella parte.
Vogliamo parlare della condizione fisica? Con il gioco sempre più veloce delle squadre un arbitro poco allenato fa una fatica enorme a seguire l'azione e ad essere lucido nelle decisioni. Parlo di quelli poco allenati, poiché talvolta abbiamo la sensazione che molti di questi ragazzi l'allenamento non lo facciano proprio e nell'ultima mezzora si posizionano sul cerchio di centrocampo, non riuscendo proprio a tenere il passo di gare combattute e ricche di episodi. Se sulle valutazioni si può essere elastici, essendo lasciate alla libera scelta di ogni singolo individuo (anche se esiste un regolamento), ed allora quello che per me è un fallo per te può essere un intervento regolare, quindi accetto la tua decisione pur non condividendola; sull'aspetto fisico il discorso è diverso. L'arbitro è un atleta che ha scelto quel tipo di disciplina e per essere efficiente, come tutti gli atleti, deve prepararsi e mettere il suo corpo nella situazione ideale per svolgere quel tipo di performance. Siamo sicuri che questi ragazzi facciano tutto ciò? Vedendone all'opera alcuni qualche dubbio viene, ma potrei sbagliarmi, potrei valutare con eccessivo pessimismo alcune situazioni, potrei essere accecato dal tifo, ma allora com'è che anche le altre squadre manifestano gli stessi problemi?
A mio avviso - chiude il presidente Silveri - dovremmo trovarci tutti insieme: le società, la Federazione e all'Associazione degli Arbitri per provare a sviluppare l'argomento che, credetemi, è molto meno banale di quanto si creda. Per quanto mi riguarda sono pronto a discutere per trovare una soluzione o quanto meno provare a migliorare alcuni aspetti, perchè se ogni sabato dopo le partite se ne vanno tutti scontenti, sia gli arbitri che i vincitori e i vinti, forse c'è qualcosa in questo sistema che non funziona. E' tutto molto triste, perchè quello che vedo adesso non è il calcio che ho conosciuto ed amato nella mia vita, e in questo momento faccio fatica a riconoscermi in questo ambiente”.