Vinicius Fernandes Cardoso: ecco un esempio di integrazione nel calcio
Il ragazzo brasiliano, ex Anconitana oggi all'Amandola, racconta la sua esperienza nel nostro Paese
I fischi a Lukaku a Cagliari, i cori contro Dalbert in Atalanta - Fiorentina che hanno costretto l'arbitro Orsato a interrompere la gara per tre minuti, insomma, il razzismo è ancora presente negli stadi italiani? In questo periodo si parla molto di immigrazione, razzismo e accoglienza, inevitabilmente anche il mondo del calcio già da tempo è coinvolto.
Valentina Triccoli per il blog di Paolino Giampaoli ha intervistato Vinicius Fernandes Cardoso (foto), 24 anni, ex giocatore di Anconitana, Biagio Nazzaro e Villa Musone attualmente in forza all’Amandola in Prima categoria D.
Cosa pensi del calcio italiano?
"Il calcio Italiano in realtà è molto diverso da quello brasiliano, qui ho notato che c’è molta più tecnica ed è un gioco più combattuto e vissuto, in Brasile c’è un gioco più libero in tal senso, meno attenzione verso i ruoli dove si gioca e meno propensione alle regole, è un gioco con meno tattica sicuramente, qui è più preciso e tecnico”.
Pensi che il fattore della lingua sia determinante per un giocatore o almeno nel tuo caso? Hai incontrato difficoltà in tal senso?
“No, personalmente non ho incontrato grosse difficoltà, sono riuscito a farmi capire bene fin dall’inizio ma sicuramente il fatto che provengo da un paese latino mi ha agevolato in quanto riuscivo ad andare anche a senso, io sono del parere comunque che il calcio è un po’ una lingua universale, certe cose si capiscono al volo anche se si parlano lingue diverse ma indubbiamente se riesci a imparare la lingua del posto sei più agevolato nell’inserimento, socializzi meglio e questo è sicuramente un punto a favore".
Gli stranieri che arrivano qui, secondo te, trovano un ambiente accogliente o c’è ancora da lavorare a proposito?
"Io sono riuscito sempre ad inserirmi bene ovunque e non ho mai trovato preclusioni. Molti giocatori stranieri commettono lo sbaglio invece di restarsene in disparte ed essere chiusi, senza protendersi verso gli altri, nulla di più sbagliato! Se ti fai vedere socievole e che hai voglia di fare, di imparare, e non ti tiri indietro nel buttarti, difficilmente verrai discriminato o guardato con diffidenza, in questo voi italiani siete bravi nel riconoscerlo, direi che come accoglienza siete a buon punto a differenza di come si possa pensare“.
Quindi il razzismo, di cui tanto si parla, non credi sia un problema così reale esteso in Italia?
“Personalmente non ho mai avuto problemi del genere, nelle categorie dove gioco ovvero nel dilettantismo non ho mai notato tensioni di questo tipo, penso sia un problema che riguardi più le categorie maggiori come la serie A, ma quello del razzismo in realtà è un problema mondiale, non riguarda solo l’Italia, anche in Brasile ad esempio ci sono stati episodi di razzismo verso giocatori di colore.
Qui in Italia un episodio che mi ha colpito molto però, è stata la mancata qualificazione della Nazionale ai Mondiali. Dato che è stata una cosa così sorprendente, i media, cercando di capirne la causa, hanno dato almeno in parte la colpa a noi stranieri presenti nei campionati, asserendo che la nazionale va male perché ci sono troppi stranieri. Potrebbe anche essere vero, ma i veri responsabili sono le società stesse che non investono nei giovani talenti locali e preferiscono investire nei giocatori esteri. Ho più volte notato che i settori giovanili non sono così seguiti dalle società. I giovani devono essere laboriosi ed impegnarsi è vero, ma in primis le società devono accompagnare passo dopo passo questi ragazzi e dar loro gli stimoli necessari per progredire e per prendere seriamente i loro impegni, cosa che spesso non avviene. A mio avviso è questo il vero problema del calcio italiano: non vengono curati adeguatamente i settori giovanili“.
Hai detto una cosa molto interessante, penso faccia riflettere. Che consiglio senti di dare ad un giovane calciatore straniero che come te, viene per la prima volta in Italia? Che suggerimento daresti per inserirsi bene?
“Come in parte ho detto prima: buttarsi! Questa è la parola d’ordine. Fatevi avanti! Non aspettate che gli altri vengano da voi ma fate voi la vostra parte nel farvi conoscere e apprezzare, vedrete che poi dopo il resto verrà da sè e non avrete grossi problemi, ai miei colleghi italiani invece dico di continuare ad essere così accoglienti con noi, vedrete che ne saremo tutti più arricchiti, chi da una parte chi da un’altra".