Parla Andrea Tessiore, il giocatore che aveva contratto il Covid-19
I timori, la speranza, la guarigione e la voglia di ricominciare a giocare del calciatore della Vis Pesaro
Andrea Tessiore (foto), centrocampista di proprietà della Sampdoria attualmente in prestito alla Vis Pesaro, è stato uno dei calciatori risultati positivi al Coronavirus. Il classe 1999 il 10 marzo scorso non esitò a lanciare un appello: "Ho deciso di rendere pubblica la mia condizione perché vorrei che passasse un messaggio fondamentale: anche noi giovani non siamo immuni. Bisogna stare a casa per evitare che il contagio si diffonda".
Tessiore ne sta venendo fuori, ieri si è sottoposto al secondo tampone come da prassi del doppio test richiesto per certificare lo stato di guarigione dal Coronavirus. "Il primo esame ha dato esito negativo – racconta Tessiore a Il Resto del Carlino – a fine settimana riceverò il risultato del secondo e incrociando le dita dovrei aver concluso il decorso di questa malattia. Sono chiuso in casa da solo a Pesaro da 34 giorni e spero che ora si creino le condizioni per poter tornare un po’ dalla mia famiglia (a Finale Ligure, ndr) che in queste settimane mi ha telefonato ogni giorno".
La positività al Coronavirus di Tessiore ha anche infilato la Vis in un tunnel inesplorato, con l’intera squadra, dirigenza e staff in quarantena fiduciaria per i contatti avuti col calciatore.
La Vis non si allena in gruppo da un mese e non gioca una partita da un mese e mezzo, "ma – precisa Tessiore – non abbiamo mai smesso di sentirci squadra. Lo spogliatoio è stato sempre coinvolto con messaggi quotidiani e il mister è stato molto bravo a fare gruppo anche in queste condizioni".
Per chi come Tessiore ha vissuto sulla sua pelle la malattia, e la facilità di contagio, diventa ancora più delicato parlare di ripresa del campionato: "Mi piacerebbe che si tornasse a giocare, ma è evidente che è molto complicato farlo e tutte le società di C sembrano concordi su questo punto. Il virus è nuovo e ci sono troppe cose da chiarire: io stesso non ho la certezza medica di essere immune o di poter ricontrarre il virus e non bastano dieci giorni di calo di contagi per dire che l’emergenza è passata. Se si torna in campo per le società vedo altri costi oltre alle perdite attuali: perché mi sembra impossibile passare dalla quarantena al giocare subito a porte aperte".