Roberto Mancini: un marchigiano che ancora oggi farebbe la differenza
Un ritratto di un grandissimo campione tutto genio e sregolatezza
Termini quali genio e sregolatezza di solito vengono utilizzati per descrivere l’operato di artisti che in vita si sono distinti per la realizzazione di opere dalla bellezza immortale e al contempo hanno fatto parlare di sé per atteggiamenti che travalicano il consuetudinario; di solito appunto. In questa sede l’impiego di tali vocaboli sarà indispensabile non certo per descrivere il vissuto di uno tra i più importanti scrittori o scultori che hanno fatto la storia quanto le gesta di un personaggio a suo modo stravagante maestro d’arte, in questo caso vivo e vegeto, orgoglio marchigiano che con il pallone tra i piedi è riuscito in anni di carriera a dipingere su tela verde bellissime parabole imparabili. Di chi si tratta? Di Roberto Mancini.
Nato a Jesi nel 1964, l’attaccante/fantasista ex Bologna, Sampdoria, Lazio e Leicester City è stato un virtuoso del passaggio smarcante e della conclusione a rete, come testimoniano i suoi 204 goal segnati in quasi un ventennio, ma non solo. Il Mancio, campione che nel bene e nel male ha sempre lasciato il segno, è stato un giocatore carismatico, un fuoriclasse del dribbling ma anche un atleta dal carattere acceso (i litigi con Gianluca Vialli e Vujadin Boskov sono passati alla storia) e un uomo che non voleva mai sentire nominare la parola sconfitta (“Rosichello” il soprannome affibbiatogli dai suoi detrattori). Insomma: l’ex allenatore della nazionale italiana quando giocava a pallone da un lato non le mandava certo a dire e dall’altro lato sapeva come raccontarsi a suon di trofei vinti. Indimenticabili gli scudetti conquistati con le maglie di Sampdoria e Lazio ma anche le 6 Coppa Italia, le 2 Supercoppa italiana e la Supercoppa UEFA, quest’ultima vinta nel 1999.
Dal magico colpo di tacco al colpo…di testa
Se il genio Mancini dovesse essere raccontato alle generazioni future attraverso un singolo goal, non avremmo dubbi su quale scegliere: il colpo di tacco volante in Parma-Lazio 1-3. In quell’occasione il Mancio, che vestiva fieramente la maglia dell'Aquila, con una torsione della gamba degna del miglior Ibra colpì il pallone che spioveva da calcio d'angolo senza guardare e senza che toccasse terra indirizzandolo alle spalle della porta difesa da un giovanissimo Buffon. Che spettacolo e che prodezza! Certo, di anni ne sono passati e tanti da quel lontano 17 gennaio 1999, giorno in cui fummo testimoni di un tale prodigio della balistica, eppure se per assurdo l'ex bomber potesse oggi mettere di nuovo piede in campo probabilmente giocherebbe sì da fermo ma riuscirebbe, grazie ai suoi colpi illuminanti, a trascinare qualsiasi club. Come ci ricordano i colleghi di pokerstarsnews.it, che di ritratti di calciatori che hanno fatto la storia se ne intendono, l'abile Roberto, attualmente in grado di far sfigurare qualsiasi giovane promessa attraverso un controllo di palla rimasto eccelso, è stato anche un atleta noto per la sua sregolatezza. Dal quel magico colpo di tacco, che ancora ci emoziona solo a nominarlo, passiamo ora, per “completezza di indagine”, al colpo di…testa. Mancini con la Nazionale e con la maglia azzurra non ha mai avuto un rapporto idilliaco per usare un eufemismo: durante le calde notti estive italiane del Mondiale del 1990 litigò con Vicini dicendo di lui: “Non è mai stato un cuor di leone". E non finisce qui: in occasione della semifinale con l’Argentina persa ai rigori dagli Azzurri, si espresse riferendosi ad Azeglio in questo modo:” "Sarebbe bastato mettere Vierchowod su Maradona e tutto sarebbe cambiato: lo avrebbe visto anche un cieco, ma purtroppo non Vicini".
I mitici anni ‘90
Il Mancio calciatore, dopo quanto detto finora ormai non abbiamo più dubbio alcuno, può considerarsi a tutti gli effetti un fenomeno che in carriera ha saputo alternare incredibili magie a comportamenti censurabili. Il suo essere stato un atleta “complesso” probabilmente è stata anche la sua forza: i mitici anni ’90 del pallone, in cui spopolavano tantissimi fuoriclasse come Del Piero e Totti, hanno avuto in questo fiero marchigiano dal temperamento forte e determinato uno dei loro più importanti esponenti. Ciò che ha saputo regalarci nel momento in cui era solito addomesticare la sfera che rotola rimarrà per sempre nei nostri cuori e nelle nostre menti al di là di taluni comportamenti sopra le righe. E poi diciamoci la verità:” Quale artista che possa definirsi tale non è al contempo sia genio che sregolatezza?”.