IL PERSONAGGIO. Mirko Cudini riporta in C il Campobasso 32 anni dopo!
Nel segno del rossoblù (dopo il successo con la Sangiustese nel 2017) e anche con il talismano Rieti (dove vinse da capitano con la Fermana). Il tecnico fermano si racconta dopo il ritorno tra i Pro: "L'idea è sempre quella di giocare e proporre gioco. Campionato complicato: un trionfo meritato per una grande piazza"
Secondo campionato vinto in carriera, a distanza di 4 anni dalla D conquistata con la Sangiustese, Mirko Cudini festeggia la Serie C alla guida del Campobasso che torna a distanza di oltre 30 anni dall’ultima volta. Una piazza che festeggia un cammino strepitoso frutto di un anno e mezzo vissuto (quasi) sempre da primo della classe. “Lo scorso anno, ad inizio stagione – sottolinea il tecnico che vive a Fermo, quartiere Santa Caterina – le premesse erano importanti: società ambiziosa e grande spinta della piazza. Cambiammo 23 giocatori su 24 in rosa, il tempo di amalgamare non era moltissimo. Dopo il ko interno con il Montegiorgio (0-1, gol di Mariani), andammo in ritiro per preparare la sfida di Agnone. Quello fu un momento chiave: ci siamo compattati e da allora, fino ad oggi abbiamo perso solo tre volte con una serie utile di 18 risultati consecutivi”.
LA PIAZZA E LE AVVERSARIE. Pressione, ambizione ma anche una stagione caratterizzata dalla pandemia. “Tanti i fattori che hanno complicato il cammino: è stato un campionato molto particolare che ha riservato grandi incognite legate al Covid e quelle soste e ripartenze che potevano mandare in crisi chiunque. In questo senso per vincere serviva anche un pizzico di buona sorte in più, anche ad esempio fermarsi in un momento della stagione piuttosto che in un altro e non avere troppe gare da recuperare in tempi stretti. Le avversarie? IL Castelnuovo di inizio stagione ha fatto grandissime cose, il Notaresco è stato sempre in alto e ci ha messo una grande pressione, complimenti a loro. Ma credo che anche altre squadre avevano organici molto importanti e si sono anche rafforzate in corso d’opera. Non è stato semplice”.
GIOCO E RISULTATI. Vincere, proponendo gioco e cercando di avere sempre il dominio della situazione. Facile a parole, complicato metterlo in campo ma questo è il credo calcistico di Mirko Cudini: “L’idea è quella, di andare sempre a proporre il nostro gioco, cercando di avere il possesso della palla e anche del campo. Da giocatore ho avuto la fortuna di avere tecnici con mentalità offensiva e spesso ho anche vinto dei campionati, questo ha influenzato il mio modo di vedere calcio”.
IL BIS, 4 ANNI DOPO. Secondo campionato vinto, 4 anni prima con la Sangiustese in Eccellenza: “Chiaramente situazioni diverse, anche se i colori sociali sono identici. Subentrammo dopo un inizio complicato di stagione e fu una cavalcata molto importante. Una squadra forte costruita benissimo dalla società in ogni reparto: la sensazione nella parte finale della stagione era quella di una macchina da guerra. Certo, questa vittoria in D ha un sapore diverso ma di quella stagione ho grandi ricordi”.
LO STADIO-TALISMANO. E poi Rieti, dove ha fatto festa con il Campobasso domenica, ma anche il 24 aprile 2012 con la Fermana: era lui il capitano di quella squadra che battè il Cerignola nella finale di Coppa Italia Eccellenza. “Ci ho pensato a questa coincidenza nella settimana precedente, dopo il pari con il Porto Sant’Elpidio. Era destino forse. Quella gara e quella stagione difficilmente la dimentichiamo. Volvemao vincere a tutti i costi, il futuro della società era incerto ma avevamo una spinta incredibile dai tifosi e da chi ci stava intorno. Noi più esperti e altri ragazzi di Fermo, fu una grande vittoria. Evidentemente Rieti mi porta bene”.
IL FUTURO IN MOLISE. Ora è il momento della festa a Campobasso (con lui anche il fedelissimo vice Giuseppe Antognozzi, comunanzese doc) ma anche di programmazione: all’orizzonte un girone C di Serie C da far tremare i polsi. Manca solo l’ufficialità ma a Campobasso si è deciso di ripartire proprio da lui, e sarebbe veramente strano il contrario.