Federiconi: "Nelle decisioni l'Eccellenza andava trattata come la D"
SENIGALLIA. Franco Federiconi ha ancora voglia di Vigor Senigallia e non sarà un altro lockdown a fermarlo. Il presidente lo ammette, anche se non nasconde gli assilli di questo momento così delicato.
Presidente, il nuovo blocco l'ha demotivata?
«No, entusiasmo e passione sono intatti ma non posso nascondermi le complicazioni che questa fase si porta dietro. Sono un ottimista quasi inguaribile ma lo stop arrivato proprio all'inizio pone interrogativi organizzativi ed economici che, a partire dal collasso degli incassi e di alcuni degli aiuti esterni, minano la nostra serenità».
La Vigor non è fatta solo di giocatori e tecnici ma anche di collaboratori. Che aria si respira?
«Chi ci dà una mano lo fa non per interessi ma per passione e non c'è lockdown che possa scoraggiarlo. Certo vedere il campionato fermarsi così presto richiama alla mente i fantasmi del marzo scorso, i timori che investono insieme la prima squadra e quelle giovanili a cui Rino Frulla e il suo staff dedicano così tanta energia. Mi chiedo se non sarebbe stato meglio accomunare nelle decisioni Eccellenza e Serie D. La D continua e la nostra Eccellenza per qualità, per spessore economico e per il fatto che ha sempre comportato anche playoff a livello nazionale ha molti punti di affinità con la categoria superiore».
Si aspettava, domenica, 600 senigalliesi allo stadio?
«Sinceramente sì: era stata effettuata una buona prevendita, e poi i tanti motivi di attrattiva, il ritrovare la squadra, il nuovo inno, l'omaggio alla memoria di Massimiliano Caruso han fatto sì che in tanti abbiano acquistato il biglietto anche la domenica».
Se il campionato dovesse riprendere, che Vigor si aspetta?
«Non so dire che Vigor mi aspetto, dico semmai quale Vigor mi auguro: mi auguro una Vigor nella quale i giocatori mostrino la generosità e l'attaccamento esibiti in queste prime giornate, una Vigor ancora capace di crescere in qualità e in risultati».
(FONTE: CORRIERE ADRIATICO)