Scontro all'Urbania: la squadra vuole tornare in campo, la società no!
URBANIA. La squadra vuole tornare in campo, la società no. "Visto l’andamento della pandemia - spiega la presidentessa dell'Urbania Maria Flavia Pagliardini (foto) sulle colonne de Il Resto del Carlino - non ci sembra opportuno ricominciare. Nonostante dispiaccia a tutti, pensiamo che sia la decisione più giusta. In questi anni la società dell’Urbania calcio si è distinta oltre che per i risultati, per la sua serietà e impegno, ma riprendere a giocare in piena pandemia non ci sembra giusto. Abbiamo comunicato la decisione ai nostri tecnici che hanno compreso e li ringraziamo, stessa cosa l’abbiamo portata a conoscenza dei giocatori. Comunque non staremo con le mani in mano e cominceremo a lavorare per la prossima stagione".
A tutto questo i tesserati, rappresentati dal capitano Cristian Renghi (vedi scheda) non vogliono starci:
"C'è tanta delusione da parte nostra perché fino a qualche giorno fa eravamo convinti che la società volesse ripartire - dichiara al Corriere Adriatico -. Pensare che fino a un paio di settimane fa c'eravamo anche allenati nel rispetto dei protocolli e dei distanziamenti senza utilizzare gli spogliatoi e senza contatti. La società ci ha comunicato da un giorno all'altro la sua decisione, giustificata da motivi prettamente etici vista la situazione sanitaria, non tenendo conto della volontà di ripartire manifestata a più riprese sia dalla squadra e dall'allenatore. Ci sentiamo un po' scaricati, siamo tutti ragazzi del posto e tutti di proprietà. Avremmo preferito un altro tipo da approccio, da altre parti il parere dei calciatori è stata determinante nelle decisioni".
Righi spera in un ripensamento della società: "E' normale che auspichiamo un nuovo dialogo con la nostra dirigenza, nei tentativi precedenti in cui abbiamo cercato di far cambiare idea alla società non siamo riusciti nel nostro scopo. Come dire, spero che possano modificare il parere ma li abbiamo visti molto fermi nella loro decisione. Avremmo preferito essere stati interpellati prima di intraprendere una strada. E' giusto che la società faccia la società ma se dai tesserati arriva una voce unanime va quantomeno ascoltata".