Vogliono far chiudere l'Istituto del movimento di liberazione
Duro attacco dei consiglieri regionali del Pd al centro destra
Nel bilancio di previsione 2022-2025 il centrodestra non ha voluto rifinanziare la legge che dal 1974 garantisce l’attività di ricerca scientifica dell’Istituto per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche e ora uno dei più prestigiosi enti culturali regionali rischia davvero di chiudere i battenti. Non solo, con l’Istituto potrebbe andare disperso un patrimonio bibliotecario di inestimabile valore, composto da migliaia di libri, periodici locali e nazionali, archivi personali e di organizzazioni sociali che per anni hanno permesso a tanti studiosi provenienti anche da fuori regione di approfondire e divulgare la storia moderna e contemporanea delle Marche nei suoi principali aspetti sociali, politici ed economici. A nulla è valso un emendamento presentato dai consiglieri del Partito Democratico Maurizio Mangialardi, Fabrizio Cesetti, Anna Casini, Manuela Bora e Romano Carancini che chiedeva di ripristinare la legge assegnando un contributo di 50 mila euro, bocciato dalla maggioranza.
“Si tratta di un’autentica catastrofe culturale - attacca Mangialardi - di cui credo che neppure parte dei consiglieri che hanno votato contro il nostro emendamento colgano la reale portata. Una scelta oggettivamente difficile da decifrare, se non con la miscela di furore ideologico e atavica ignoranza che anima questa destra nostalgica, capace solo di annientare ogni forma di pensiero diverso dal proprio. Ciò che colpisce è la modalità sprezzante, assunta in un clima di risa sguaiate e di schiamazzi indegni di un’aula istituzionale, con cui è stato respinto il nostro emendamento che avrebbe permesso di dare continuità all’attività dell’Istituto. E pensare che persino l’ex assessore Castelli, dopo un primo abbaglio preso in occasione dell’approvazione del bilancio di previsione del 2020, era tornato saggiamente sui suoi passi mettendo a bilancio contributi pari a quelli stanziati in precedenza dal centrosinistra.”.
“Un atto vergognoso - aggiunge Cesetti - uno sfregio alla storia democratica della nostra regione e a quella di tanti giovani marchigiani che hanno sacrificato la loro vita per la libertà e per riscattare l’onore dell’Italia dal cancro del nazifascismo. Negare il diritto alla memoria della Resistenza da cui è nata la nostra Costituzione, impedire che la ricerca storica contribuisca a rafforzare l’identità culturale e politica antifascista della nostra regione e del nostro Paese è un grave e vile atto di prepotenza che rompe ogni legame di rispetto e leale collaborazione istituzionale con questa destra”.