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Da Roby Baggio ai Pulcini del Loreto, la nuova vita di Carlo Borsella

Recanatese, classe '65, si è confrontato con i big del calcio italiano per cinque stagioni colonna portante del Fano in C1 negli anni '80. E' tornato al calcio e lavora nel settore giovanile del club lauretano: "I bambini sono come fogli di carta bianca, se sei bravo a saper scrivere possono diventare poesia".

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Si è confrontato spalla a spalla con attaccanti del calibro di Roberto Baggio, Giuseppe Signori e Igor Protti, ha visto e subito le conseguenze del primo Parma di Arrigo Sacchi, si è rotto il naso dopo uno scontro con Marco Simone ed è stato compagno di nazionale con Luca Marchegiani e Andrea Silenzi. Sono solo alcune delle soddisfazioni raccolte in carriera da Carlo Borsella (nella foto con Giovanni Cornacchini), classe 1965 e per ben cinque stagioni colonna portante della difesa del Fano in serie C1 nella metà degli anni '80. Soprannominato dall'allora corrispondente del Corriere Adriatico "Borsellingher" per i suoi tacle in scivolata simili a quelli del famoso terzino del Milan e della Germania Karl-Heinz Schnellinger, oggi è ritornato in campo come allenatore nel settore giovanile del Loreto Calcio. "Una bella sensazione lavorare con i ragazzini, vederli crescere giorno
dopo giorno anche grazie ai tuoi insegnamenti" commenta Borsella che è nato e vive a Recanati. "Dopo aver appeso le scarpe al chiodo mi sono un pochino allontanato dal calcio per seguire il lavoro e la famiglia, nonostante avessi conseguito il patentino di allenatore con la possibilità di allenare sino all'interregionale. Ora che le cose si sono sistemate sono tornato con grande entusiasmo. I bambini sono come fogli di carta bianca, se sei bravo a saper scrivere possono diventare poesia".

La sua carriera è iniziata alla Recanatese all'inizio degli anni '80 nel campionato di Promozione che all'epoca era l'attuale Eccellenza. Gettato in campo quasi per caso per via di una lunga serie di squalifiche che colpirono la squadra giallorossa dopo un acceso derby con il Filottrano (sei cartellini rossi per parte) non si è più fermato.
"Ricordo ancora il debutto al Martini di Corridonia, dove peraltro vincemmo per 1 a 0 - dice l'ex giallorosso -. Assieme a me debuttarono altri giovanissimi come Roberto Elisei e Guido Belelli. L'anno seguente passai al Fano che militava in C2. L'allenatore era Osvaldo Jaconi e in squadra c'erano gente come Fabrizio Grilli, Mirco Omiccioli, Maurizio Zandegu' e Giovanni Cornacchini. Vincemmo subito il campionato e giocando a loro fianco ebbi la possibilità di crescere tantissimo. Poi quattro anni di C1 e quel soprannome che mi diede l'inviato del Corriere Adriatico per i miei interventi in tacle scivolato. A essere sincero erano le mie specialità. Ero molto veloce e se non riuscivo ad anticiparli li affiancavo e portavo via la palla entrando in scivolata".

Con i granata visse anni d'oro in C1 lottando addiritura per la promozione in B e incontrando avversari di un certo calibro poi diventati degli autentici campioni.
"Marcai Roberto Baggio che giocava con il Vicenza e riuscii a rendergli la vita dura solo perchè lo fecero giocare come prima punta, che come si è scoperto poi non era il suo ruolo naturale - ricorda Borsella -. Signori invece mi mise in gran difficoltà perchè partendo da dietro acquistava una velocità incredibile. Poi ricordo Igor Protti e Marco Simone con cui ebbi uno scontro aereo. Io colpii la palla, lui la mia testa ed uscii con il naso rotto. Giocai anche contro il Parma di Arrigo Sacchi e il suo innovativo calcio a zona. Prendemmo cinque gol ma poteva finire anche peggio. Era un autentico squadrone con Mussi e Bianchi che poi andarono in serie A. Comunque avevamo anche noi una bella squadra e ottimi allenatori come Osvaldo Jaconi, Francesco Guidolin e Giorgio Ciaschini che è divenuto poi vice di Carlo Ancelotti. Insomma un bel periodo che ricordo con grande piacere".

Gli anni con i granata gli consentirono anche di vestire la maglia azzurra, conquistando la convocazione con la nazionale Under 20 della serie C e di partecipare ad un quadrangolare internazionale giocato in Scozia. "Avevo 19 anni e fu una grandissima emozione a partire dall'arrivo al centro tecnico di Coverciano dove troneggiavano le gigantografie del mondiale vinto nell'82 in Spagna - dice Borsella -. Indossare la maglia azzurra e cantare l'inno nazionale prima della partita resteranno momenti indimenticabili. In Scozia vincemmo il torneo battendo i padroni di casa, l'Inghilterra e pareggiando con l'Olanda. Era una bella squadra con giocatori molto piu' bravi di me. Sicuramente di un livello superiore come Luca Marchegiani che giocava con la Jesina, Marco de Marchi che poi andò alla Juventus e Andrea Silenzi che divenne il primo italiano a giocare in Premier League. Di quell'avventura conservo ancora il gettone di presenza, la maglia azzurra e quella dell'Inghilterra che
scambiai con un avversario".

Anche per Borsella si stavano per spalancare le porte del grande calcio grazie all'interesse dell'Ascoli ma a bloccarlo sul piu' bello arrivò un fastidioso infortunio alla caviglia. "I bianconeri mi avevano cercato a lungo perchè erano alla ricerca di un difensore, ma alla fine optarono per Paolo Benetti e rimasi al Fano - continua Borsella -. Poi ebbi un infortunio alla caviglia quando approdai alla Carrarese che aveva allestito un organico per salire in B. Avvenne durante la preparazione e andai sopra lo sforzo costringendomi poi all'intervento. Qualcosa non andò bene e ritornai sotto i ferri. In pratica restai fermo piu' di un anno ma la caviglia non ritornò piu' a posto. Ricordo gli antidolorifici che prendevo il venerdì e il sabato per giocare la domenica. In pratica il mio infortunio è stato simile a quello di Van Basten, con la cartilagine che era diventata spugnosa. Abbandonai il professionismo dopo l'esperienza alla Carrarese ma ho continuato tra i dilettanti togliendomi comunque belle soddisfazioni. In interregionale con il Forlì che arrivò secondo dietro la Maceratese e con la Fermana, poi nelle Marche con Potenza Picena e Corridonia dove vinsi due campionati. Contestualmente è arrivata la famiglia e la carriera lavorativa e una volta appese le scarpe al chiodo mi sono dedicato quasi esclusivamente a loro. Oggi che le mie due figlie sono un po' più grandi ho deciso di ritornare al calcio. Dallo scorso novembre collaboro con il Loreto. Aiuto lo staff dei Pulcini a far crescere i bambini ed è una bella sensazione. Per ora va bene così ma l'agonismo un po' mi manca e se un giorno arrivasse l'occasione potrei anche accettare la panchina di una prima squadra".

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  Scritto da Mauro Nardi il 15/05/2015
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