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"Ronaldo immarcabile. Mancio? Maglia con fascia da capitano stampata"

Passato e presente con Francesco Bellucci, oltre 100 presenze in Serie A, responsabile coordinatore del settore giovanile dell'Osimana

OSIMO. Ci sono giocatori che sono stati protagonisti in Serie A, giocato contro i più grandi, ma che a carriera finita sentono il bisogno di tornare a casa e mettersi a disposizione della comunità. Questo è Francesco Bellucci (foto), che dopo 100 presenze (tra A, Coppa Italia e Uefa) e più di 200 in B e una semifinale di Coppa Uefa, è tornato nella sua Osimo per insegnare calcio ai ragazzini del settore giovanile.
Bellucci, classe 1973, tesserino UEFA B, mastino delle aree del massimo professionismo negli anni ’90, di calcio vero ne ha visto e masticato tanto. Infatti uno che intorno ai vent’anni ha marcato Batistuta, Van Basten, Skuravi, Ronaldo, Mancini, Ravanelli, Vialli, Boksic; uno che ha incrociato i tacchetti con Casiraghi, Zidane, Del Piero; uno che ha avuto come allenatori Ventura, Prandelli e Mazzone; uno che ha sfiorato la finale di Coppa Uefa con il Cagliari, lo lasci parlare e lo ascolti perché di lui ti puoi fidare.

Bellucci, qual è stato l’attaccante che ti ha impressionato di più?
"Come potenza fisica ricordo Boksic - racconta a Carlo Nardi per il sito ufficiale dell'Osimana - forte, tecnico ed imponente, era una sfida marcarlo. Dal punto di vista tecnico Van Basten e Ronaldo sono stati due fenomeni che mi onoro di aver marcato. Soprattutto Ronaldo: i primi tre passi non lo vedevi, era esplosivo e davvero impressionante. Tutti fuoriclasse con i quali a fine partita ci si scambiava la maglia e ci si stringeva la mano, nonostante in campo fosse una battaglia dura ma leale".

A proposito di scambio maglia, hai un aneddoto che riguarda Roberto Mancini?
"Sì. Giocammo a Genova e prima della partita scambiammo due parole sul fatto che eravamo entrambi marchigiani e quasi conterranei. Nell’occasione gli chiesi se nel post partita avremmo scambiato le maglie. Vincemmo 2-1 e Mancini se ne andò arrabbiato quasi evitandomi. Ero deluso ed arrabbiato. Poi venne il magazziniere della Samp con un sacchetto per me: Mancini mi aveva riservato due maglie e ne fui davvero contento. Da notare che la maglia di Mancini aveva la fascia da capitano stampata".

Qual è l’allenatore che ti ha più impressionato?
"Ho avuto tantissimi allenatori con i quali mi sono trovato benissimo. Posso dire che non ho un preferito, ma di Mazzone una cosa non la posso tacere: giocavo nel Cagliari con gente come Francescoli, Oliveira, Matteoli. Tutti giocavamo per lui. Riusciva a coinvolgere tutti i giocatori: da me, che ero tra i più giovani, fino appunto a Matteoli, per Mazzone ci facevamo in quattro".

Tanti allenatori e tante squadre.
"Bari, Cagliari, Avellino, Lecce, Treviso, Messina, Lucca. Sì me ne sono girate davvero tante e di ognuna ho un ottimo ricordo".

Ora sei tornato da dove sei partito, come responsabile coordinatore. Con quali stimoli ed emozioni si ritorna da capo?
"Innanzi tutto vorrei dire che condivido il ruolo con Corrado Capotondo con cui collaboro con stima ed amicizia. L’ambiente è ottimo e sono molto fiducioso sui ragazzi che vedo allenarsi con passione per tutta la settimana. Credo che ci sia ottimo materiale umano in grado di dare belle soddisfazioni. All’Osimana mi sento a casa ed è una vera emozione allenare i figli di coloro con i quali hai condiviso i primi calci qua ad Osimo fino all’età di 15 anni. Il mio obiettivo è quello di creare una grande famiglia del settore giovanile dove tutti si sentano coinvolti. Tra i giovani vedo un grosso potenziale e faremo di tutto per esprimerlo in pieno".

 

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  Scritto da La Redazione il 07/03/2019
 

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