Un appello da Sarnano: Non lasciate morire i nostri ricordi!
Un invito accorato che arriva dal cuore e spinge a salvare i Borghi dell’entroterra, come Bagaglioni, devastati dal terremoto. Le parole mai banali di Mariano Piersimoni, volte a mantenere viva la memoria di intere comunità.
Ricordi - di Mariano Piersimoni
Sono nato appena dopo la guerra, nel frattempo i miei genitori avevano comprato con molti sacrifici una bella casetta in località Vecciola, frazione Bagaglioni numero 148 B, con uscita sulla strada statale che va a Gualdo. Io li sono nato e li è rimasto il mio cuore. Nella frazione, quando ero fanciullo, eravamo ben 32 persone, quando a maggio facevamo il mese mariano ci ritrovavamo tutti in una piccola edicola per dire il Rosario, era una grande festa vedere questa piccola comunità unita e compatta.
Ora tutto è finito, ci sono rimaste solo otto persone, il terremoto ha distrutto quasi per intero la frazione, la mia casa non c’è più, è rimasto un piccolo garage dove ho messo le cose più care della mia famiglia. Torno e non trovo più gli amici della mia giovinezza. Quando seppi della scomparsa del mio migliore amico, Tommaso Boni, il mio cuore si fermò: che grande tristezza, mi prese un groppo alla gola che quasi mi strozzava, piansi amaramente. Era un giovane fisicamente grande, come lo era il suo cuore, era un vero signore. Aveva un figlio, Claudio, che amava come i suoi occhi. Aveva la stessa età del mio, giocavano insieme a pallone nel settore giovanile della Società Sportiva Sarnano. Come lavoro faceva porte e finestre in alluminio, era un grande professionista. E poi Paolo Venanzi, anche lui un grande amico che ci lasciò dopo una lunga malattia. Era una persona simpatica e cordiale, che il suo sorriso mai a nessuno faceva mancare, aveva un talento naturale, per questo era diventato un grande venditore di mobili. Quando vado al cimitero passo sempre nella sua cappellina a dire una preghiera e ogni volta, rivedendo la sua foto, rimango sempre affascinato dal suo splendido sorriso. E poi Fiorino Cecchetti, un altro grande amico, aveva lavorato per tanti anni nelle ferrovie, andato in pensione, era stato sorpreso in breve tempo da un male incurabile ci lasciò. Era un grande sportivo, tifosissimo della Juventus. Rimane in me un grande ricordo.
Voglio con questo mio scritto scuotere le coscienze di chi ha la competenza e la responsabilità, per far sì che si inizi e si completi la ricostruzione di questa frazione. Non si può far deteriorare in maniera definitiva questo serbatoio di ricordi e di vita.
(Un Sarnanese doc)