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Fatturati in calo, investimenti assenti: calcio italiano più povero

Molto spesso si sente parlare del calcio, in Italia, come specchio del Paese. In declino, quasi sempre. Il dibattito si è riacceso all’indomani della resa dell’Italia di Mancini alla non irresistibile Macedonia del Nord: una sconfitta che a Palermo è costata un Mondiale, il secondo consecutivo, a cui l’Italia non parteciperà. Una discussione che è quasi sempre economica: il calcio italiano, reduce dai fasti degli anni ’90, si è impoverito. E questo è avvenuto perché si è impoverito il Paese: la quinta potenza economica del mondo oggi è l’ottava, come confermato dai dati Ocse: se in Unione Europea i salari medi sono cresciuti un po’ ovunque, in Italia è successo l’inverso: -2,9%. Ecco, lo specchio in cui si riflette il calcio. Tramontata l’epoca d’oro dei Sensi, Ferlaino, Berlusconi ed in ultimo Moratti, il calcio italiano non ha saputo rialzarsi. Rimanendo fermo al Mondiale del 2006, in buona sostanza. Stavolta parlano i risultati, quelli del campo.

I miliardi dei grandi investitori restano fuori dal decadente calcio italiano. I fatturati scendono: nel 2020-2021 la Juventus ha fatturato 480,7 milioni di euro, più di tutti in Italia. Ma il City, in Premier, arriva a quasi 700 milioni. Un abisso, figurarsi se si paragonano i Citizen ad altri club. La Premier League, campionato ricchissimo, vede l’ultima arrivata incassare oltre 100 milioni. La stessa cifra guadagnata dall’Inter che, lo scorso anno, ha vinto lo scudetto. Un calcio professionistico che muore: dagli anni ’90 ad oggi i club professionistici sono 100, prima erano 132. Un appeal che cala, anche per le serie minori: la Lega Pro rischia di chiudere presto di questi passi. Il movimento calcistico italiano perde 1 miliardo di euro l’anno a fronte di un guadagno di 2,7 miliardi e di un costo complessivo di 3,5 miliardi totali. Un buco che rischia di allargarsi se venisse meno quel 20% di fatturato che proviene dalle plusvalenze, uno dei pochi mezzi di sussistenza rimasti al nostro calcio e metodo che accomuna tutti, anche la pur virtuosa Juventus.

Al momento si naviga a vista, è una questione di sopravvivenza. E sopravvivere significa anche ricercare nuovi metodi per sostenersi. Gli sponsor per esempio. Club italiani stanno ricucendo le partnership con sponsor di betting stranieri, mentre sulla scena hanno fatto il loro ingresso brand del trading e delle criptovalute, come Binance, sponsor della Lazio per il prossimo triennio, a fronte di un accordo di 30 milioni nelle casse dei capitolini. Soldi in più, non provenienti da plusvalenze e cessioni. Una possibile via d’uscita da una situazione di stagnazione che rischia di far retrocedere ancora di più il calcio italiano.



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  Scritto da La Redazione il 27/05/2022
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