Persi 70.000 posti di lavoro in 18 mesi in larga parte fra i giovani
Il problema sono stipendi troppo bassi, contratti di lavoro aticipi e poche prospettive

In circa un anno e mezzo nelle Marche sono stati persi 70.000 posti di lavoro, i giovani cercano altrove anche per effetti di offerte di lavoro poco appetibili. E’ questa la sintesi effettuata da Claudia Mazzucchelli, segretaria generale della Uil Marche, che attenzionato i dati del mercato del lavoro degli ultimi due anni. Una quadro che presenta evidenti anomalie: da un lato ci sono aziende che cercando dipendenti, in particolare nei settori: industriale, commerciale e alberghiero, dall’altro un esercito di persone in larga parte giovani che presentano dimissioni volontarie. Nel secondo caso dati alla mano sono stati circa 48,000 nel 2021 e oltre 27.000 nei primi sei mesi del 2022. Circa il 60% ha meno di 44 anni.
“Sono tutti giovani che non vogliono responsabilità oppure c’è qualcosa di più profondo e che poi si riflette in quei 2.439 under 40 che si sono trasferiti all’estero o nei 4.240 fuori regione secondo i dati Istat dell’ultimo anno – come spiega la Uil Marche –. Dobbiamo prendere inoltre atto che nelle Marche abbiamo gli stipendi più bassi del Centro Nord Italia e tanto tempo determinato. Siamo convinti che dietro questi numeri non ci sia una fuga dalle responsabilità o lo spauracchio del reddito di cittadinanza, ma la volontà di trovare condizioni di vita, lavorative ed economiche più vantaggiose altrove. Perché le persone dovrebbero investire su sé stesse, fare sacrifici se poi non vedono prospettive concrete? Dall’indagine Excelsior di Unioncamere e Anpal emerge, infatti, che delle oltre 33.000 assunzioni previste nel trimestre gennaio-marzo 2023 appena un quarto sarà a tempo indeterminato. Per il restante 75% l’ingresso nel mondo del lavoro marchigiano sarà caratterizzato da contratti a tempo o atipici. E’ la mancanza di appetibilità che sta alla base di questo difficile reperimento. È necessario avviare una volta per tutte un serio tavolo di confronto tra associazioni sindacali e datoriali, Regione, mondo dell’istruzione e della formazione perché bisogna partire da una seria ed efficace programmazione di sviluppo economico e sociale per risolvere il mancato incontro tra offerta e richiesta di lavoro. Gli Its rappresentano un’occasione da non perdere per formare tecnici specializzati, ed è importante per la loro efficacia formativa ma anche occupazionale che i componenti delle Fondazioni, imprese, università/centri di ricerca, enti locali, sistema scolastico e formativo, collaborino attivamente. Altrettanto non si può dire per l’Alternanza Scuola-Lavoro”.
