Piano infrastrutture della Regione, penalizzate Ascoli e Fermo
I consiglieri del Pd Cesetti e Casini invitano le istituzioni a prendere posizione
Le province di Fermo e Ascoli Piceno risultano penalizzate dal Piano triennale delle opere pubbliche 2024-2026 licenziato dalla III commissione consiliare e pronto ora ad approdare in Consiglio regionale. “Dei 411 milioni stanziati nel triennio per il potenziamento delle infrastrutture stradali, la difesa del suolo e le opere di edilizia sanitaria – spiegano i consiglieri regionali del Partito Democratico Anna Casini e Fabrizio Cesetti - la Giunta Acquaroli ne ha destinati alle nostre province appena 45,5, ovvero poco più del 10% del totale degli investimenti regionali. Un dato sconcertante e privo di ogni logica, se consideriamo che il sud delle Marche non solo è il territorio più fragile della regione, ma anche quello che ha sofferto maggiormente negli ultimi anni le calamità naturali e che avrebbe avuto più bisogno di investimenti infrastrutturali per arginare i drammatici effetti prodotti dall’onda lunga delle crisi economico-finanziarie internazionali, tra cui il progressivo impoverimento economico e la perdita di migliaia di posti di lavoro. Dunque né sicurezza, né rilancio del sistema produttivo locale, né investimenti nella sanità, a differenza di quanto fatto nel quinquennio 2015-2020”.
I consiglieri si dicono pronti a dare battaglia in sede Consiliare, ma invitano associazioni di categoria ed Enti di riferimento a fare sentire la loro presenza. “Ovviamente la battaglia ora si sposterà in Consiglio – continuano i consiglieri - dove non faremo alcuno sconto a chi ha deciso di abbandonare al proprio destino le nostre comunità. Prima, però, c’è ancora un passaggio importante che può contribuire a correggere gli errori commessi dalla giunta regionale. Il Piano, infatti, in questo momento è al vaglio del Cal e del Crel, organismi che dovranno esprimere il loro parere. Auspichiamo che in tali sedi ci sia una presa di posizione chiara da parte dei Comuni, delle Province, delle imprese, dei sindacati, del mondo del sociale e dell’università contro questa assurda ingiustizia che segna una profonda divisione territoriale all’interno della nostra regione”.