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ESCLUSIVO. Intervista al prof. Salvatori: Più intensità. E più palla

Nazzareno Salvatori, ascolano, 55 anni, laureato Isef, è stato per anni il collaboratore principale di Carlo Mazzone. Ha lavorato con Baggio, Guardiola e Milutinovic. Attualmente è alla Dinamo Bucarest. Marcheingol l'ha incontrato nella sua Ascoli Piceno...

Quante volte vi sarà capitato seguendo le gare di calcio internazionale, di pensare: "...ma guarda quanto corrono, noi italiani andiamo più piano...". La sensazione potrebbe essere ingannevole e dettata da un'impressione momentanea, magari il risultato, ma nel tempo ci si rende conto che effettivamente nei campionati stranieri c'è un'intensità completamente diversa da quella di casa nostra. Le ultime vicende della nostra Nazionale di calcio ed i risultati non proprio brillanti delle maggiori squadre di club in campo europeo, sembrano rafforzare questa tesi ed allora abbiamo pensato di andare a fondo del problema parlandone con un esperto che si occupa da tempo della preparazione fisica degli atleti.
Abbiamo intercettato in un breve soggiorno ad Ascoli Piceno, l'attuale preparatore atletico della Dinamo Bucarest, Nazzareno Salvatori (nella foto con Roberto Baggio, Luca Toni, Carlo Mazzone e Pep Guardiola) con il quale abbiamo avuto un piacevole colloquio sull'argomento.

Nazzareno Salvatori, ascolano, 55 anni, laureato Isef, è stato per anni il collaboratore principale di Carlo Mazzone, insieme al quale nel periodo del Brescia ha avuto la possibilità di lavorare con campioni del calibro di Roberto Baggio e Pep Guardiola. Ha quindi maturato numerose esperienze all'estero, come quella straordinaria con il “maestro” Bora Milutinovic all'Al Sadd in Qatar, quindi al Livingston Fc nella prima divisione Scozzese, al Cska di Sofia in Bulgaria ed attualmente in una delle migliori formazioni rumene, la Dinamo di Bucarest.

Professore, due parole sulla sua attività, quanto conta il preparatore nel calcio moderno?
“Secondo me è fondamentale, ma nel nostro paese non viene dato il giusto risalto a questo lavoro, o meglio, ce ne ricordiamo solamente quando la squadra perde perchè non corre! Se facciamo due conti a livello nazionale i preparatori atletici abilitati ad oggi sono 1.001, considerando che c'è l'obbligo del preparatore solo in serie A, B e Lega Pro unica, il conto è facile, abbiamo più di 900 disoccupati. C'è la proposta di estendere l'obbligatorietà alla Serie D, staremo a vedere”.

Viste anche le sue esperienze all'estero, davvero in Italia corriamo di meno?
“Non è che corriamo di meno, non corriamo con la giusta intensità, vale a dire che non sempre affrontiamo con la giusta mentalità gli appuntamenti che abbiamo davanti. Credo sia un discorso molto legato al nostro modo di vivere e di pensare, per esempio nel periodo in Scozia, durante gli allenamenti i ragazzi mettevano un'intensità incredibile, capitava spesso di doverli rallentare o fermare, da noi al contrario in certe circostanze bisogna spingere con la voce per non far cadere il ritmo”.

E' possibile dimostrare questa realtà evidente con dei dati oggettivi?
“Esiste una statistica UEFA del 2011 derivata da uno studio su 1.000 minuti di allenamento comparati con 1.000 minuti di gioco che dimostra come in Europa la percentuale di infortunio in allenamento è dello 0,45%, mentre in partita ufficiale sale al 2,45% (di cui il 50% circa sono muscolari). E' lampante che durante la settimana non utilizziamo la stessa intensità della partita e quindi la domenica è difficile sostenere il peso che invece ci richiede il match. Con ciò non voglio dire che ogni allenamento deve avere una intensità massima, ma conoscendo quelle che poi saranno le richieste fisiologiche della partita dobbiamo trovare un giusto equilibrio per non farci trovare impreparati in gara".

Un discorso di intensità quindi?
“La parola forse è un poco abusata ma credo che descriva perfettamente la realtà, c'è bisogno di una maggiore intensità, sia in partita ma soprattutto nel corso della settimana, dobbiamo rivedere il modo tutto nostro di approcciare le cose. Se riusciremo a farlo potremo tornare ai livelli che ci competono, d'altra parte da un punto di vista qualitativo siamo sempre tra i migliori e da un punto di vista tattico, forse siamo i numeri uno, visti i risultati degli allenatori italiani nel mondo, è mentalmente che dobbiamo fare uno scatto in avanti”.

Passiamo a parlare dei campionati dilettantistici che sono appena partiti, che consiglio ti senti di dare agli allenatori ed ai giocatori?
“E' difficile fare un discorso in generale per realtà, a volte, tanto diverse e che operano in condizioni spesso disagiate. Agli allenatori direi di lasciar perdere i libri dei grandi nomi (Mourinho, Guardiola, Capello ecc...), quelli operano in condizioni completamente diverse, un'altro pianeta, o meglio leggerli solo per propria curiosità o cultura. I ragazzi che gli allenatori si trovano davanti la sera, vengono da una giornata di studio o di lavoro anche pesante, e vogliono divertirsi, il consiglio che mi sento di dare è di usare il più possibile la palla, si lavora comunque ma ci si annoia di meno. In fondo lo strumento di lavoro del calciatore è il pallone, allora usiamolo”.

A livello dilettantistico è impossibile calibrare preparazioni personalizzate, come si riesce a far crescere un gruppo spesso disomogeneo e che si allena alla sera?
“L'allenatore, che spesso opera da solo, deve essere bravo a motivare i ragazzi, non deve pensare di avere una squadra di "professionisti", ma un gruppo di giovani volenterosi che vogliono divertirsi. Soprattutto deve pensare che ha a disposizione tre o massimo quattro sedute di allenamento la settimana (quando va bene) e quindi se riuscirà, in quelle due ore, a far dimenticare ai suoi ragazzi: la catena di montaggio, i libri, il litigio con la fidanzata, i problemi finanziari, oggi tanto diffusi, probabilmente otterrà  dei risultati che neanche osava sperare”.

A livello di preparazione, ci sono percorsi particolari da seguire?
“Impossibile rispondere, bisognerebbe conoscere ogni realtà, i singoli giocatori che nel periodo estivo magari staccano completamente con il calcio, gli orari di allenamento e di lavoro, il regime alimentare di ciascuno di loro, farli divertire resta per me, l'unica carta valida per tutti, ricordiamoci sempre che si tratta di dilettanti il cui primo obiettivo è giocare a calcio. Sembra una banalità, ma spesso carichiamo questi ragazzi in Prima o Seconda categoria, di responsabilità forse eccessive, stressiamoli di meno e forse otterremo qualcosa di più. Sui metodi sarebbe troppo lungo, diciamo che si possono stabilire delle tabelle differenziate ideali per i dilettanti, ma ripeto, bisognerebbe conoscere a fondo ogni singola realtà”.

Sei tornato in Ascoli a trovare la tua famiglia e non voglio abusare della tua gentilezza, ma non posso non chiederti dell'ultima novità relativa al tuo lavoro in Romania.
“Evidentemente i vertici federali rumeni hanno apprezzato il lavoro che sto svolgendo alla Dinamo e mi hanno affidato un importante progetto di qualificazione giovanile. Sono stato nominato “Director of performance” della Under 19 rumena e dovrò monitorare sotto l'aspetto fisico tutti i convocati, inviando le mie valutazioni sia alla Federazione che al club di appartenenza dei ragazzi, in modo che possano migliorare le loro prestazioni anche quando tornano ad allenarsi con la loro squadra”.

Una promozione sul campo per un professionista serio e preparato al quale vanno anche i nostri complimenti uniti alla promessa di rivederci tra qualche tempo per approfondire un argomento tanto vasto quanto importante.

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  Scritto da Giuliano Santucci il 13/09/2014
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