Belfortese per noi. La scelta di vita e di cuore di Andrea Casoni
Dopo una lunga e brillante carriera l'esperto centrocampista ha deciso di dare una mano alla squadra del suo paese
BELFORTE DEL CHIENTI. Dopo 17 giornate segnate profondamente dagli eventi climatici e sismici che hanno scosso parte della nostra regione, il girone F della Seconda categoria si conferma sempre più vivace e ricco di novità e di spunti di cronaca. Una delle realtà che si sta segnalando all'attenzione degli appassionati è senza alcun dubbio la Belfortese, una neopromossa che si sta facendo rispettare in categoria. Da alcuni mesi Andrea Casoni (foto), calciatore brillantissimo e con importanti esperienze alle spalle è diventato il fulcro della squadra, con benefici subito evidenti.
Partiamo dalla scelta, come mai hai deciso di passare da una Promozione di vertice ad una Seconda dove si rischia di soffrire?
“Una scelta di vita e di cuore, Belforte è il mio paese e sapevo che prima o poi sarei tornato a casa. Erano 3 anni che la dirigenza locale mi cercava, ho sentito la necessità di dare una mano. Non è stato semplice lasciare l'ambiente della Lorese, ma il presidente Arriva è stato come sempre un signore, ha capito le mie esigenze ed ha assecondato le mie decisioni”.
Cambiano le esigenze, ma l'impegno è certamente molto diverso.
“Ovviamente si, la pressione e gli allenamenti settimanali non sono paragonabili, inoltre per esigenze lavorative facevo sempre più fatica a dedicare tutto il tempo necessario ad un campionato importante come la Promozione, era arrivata l'ora di svoltare”.
Si parla anche di prospettive per il prossimo futuro, è vero?
“Per ora è solo un progetto, ma siccome vorrei misurarmi in futuro come allenatore, il mio paese potrebbe essere un banco di prova delle mie aspirazioni. Tutte cose che potrebbero accadere, ora però e meglio pensare all'mmediato”.
Un immediato che vi vede al decimo posto in classifica, equidistanti dalle zone calde, una posizione soddisfacente?
“A mio giudizio si, la squadra è buona e può dire la sua nella categoria. Quando sono arrivato eravamo ultimi, ma sapevo che le qualità c'erano, io ho messo a disposizione la mia esperienza, ho cercato di dare sicurezza e coraggio a dei ragazzi che avevano comunque le capacità per far bene. Fortunatamente siamo risaliti e per essere una neo promossa credo che stiamo facendo un percorso dignitoso”.
Che obiettivi vi siete posti con la società per questa stagione?
“L'obiettivo è uno solo, la salvezza il più possibile tranquilla, se continuiamo così non dovrebbero esserci problemi, ma ancora è presto per cantar vittoria, ci sarà da soffrire”.
Che idea ti sei fatto di questo campionato per te nuovo?
“Effettivamente a 40 anni è la prima volta che gioco in Seconda categoria e molte squadre non le conosco. Probabilmente le prime tre in classifica, Sarnano, Esanatoglia e Urbis Salvia, hanno qualcosina in più delle altre, ma ho notato un grande equilibrio. A gioco lungo le squadre migliori finiscono per prevalere ma tutte le gare sono combattute ed il risultato non è mai scontato”.
Sabato avete subito una brutta battuta d'arresto, quali i motivi?
“Il Fabiani Matelica è una bella squadra, ma sull'1-0 per loro ho fallito un calcio di rigore che poteva girare la gara. Gli ospiti hanno meritato ma non ci stava un passivo così pesante, è anche un discorso di dettagli a volte basta poco per indirizzare una partita. In queste categorie avere in campo due/tre elementi di esperienza e personalità può essere fondamentale per lo sviluppo della stagione”.
Cominci a ragionare da allenatore in vista della prossima stagione?
“Sinceramente sono 5 anni che ho il patentino e prima o poi sarà il caso di iniziare, non lo so se sarà l'anno prossimo, per ora mi diverto a giocare e sento di poter essere ancora utile. Per il futuro vedremo...”.
Hai il tempo di seguire ancora la Lorese?
“Le gare sono quasi sempre concomitanti e non è facile, ho mantenuto comunque un eccellente rapporto con tutto l'ambiente e non nascondo che a fine partita il primo risultato che vado a cercare è quello della mia ex squadra, certe esperienze non si dimenticano!”.