L'idea di Corradini: "Giocare le 7 gare mancanti a settembre/ottobre"
Il presidente del Casette d'Ete lancia una proposta inedita: "Sempre ad emergenza sanitaria finita. E far ripartire la nuova stagione a metà novembre"
Danilo Corradini (foto), presidente del Casette d'Ete. Come stai vivendo questo momento di lockdown?
"Guardo il lato positivo: per ora una bella occasione per anticipare molte faccende domestiche che di solito ogni anno facevo in estate nei fine settimana non occupati dal campionato".
Ripartiranno i campionati?
"Secondo me dall'Eccellenza in giù no. I professionisti invece in qualche modo devono ripartire perché dietro ai 22 che scendono in campo c'è una azienda che crea migliaia di posti di lavoro veri".
In caso di stop cosa deve fare il Comitato per quanto riguarda i verdetti?
"Io accetterei qualsiasi decisione, perché casi del genere non hanno uno storico e qualsiasi mossa potrebbe avvantaggiare o scontentare qualcuno. Nel nostro girone, anche se mancano sette giornate, non avrei difficoltà ad incoronare vincitrice l'Appignanese che ha dimostrato ampiamente di essere superiore alle altre ma in coda chi si prende la briga di far retrocedere squadre ancora in piena lotta salvezza? Giuridicamente penso che solo il campo possa evitare guai estivi alle federazioni come spesso siamo stati abituati a vedere. Ma se prevale il buon senso di tutti o viene fatta una norma tombale ad hoc dal Coni anche per me potrebbe finire qui tranquillamente perché virus non ha affatto la data di scadenza come molti pensano. La soluzione campo purtroppo è legata al fattore tempo e in merito una mezza idea mi era venuta: sospendere i campionati, consentire la solita finestra degli svincoli a luglio e riprendere le restanti 7 giornate a settembre e ottobre con fasi playoff in notturna. Dopodiché avviare una nuova stagione a metà novembre con tesseramenti e trasferimenti liberi fino a marzo; inglobare la Coppa marche nella coppa disciplina e campionati con gironi max da 14 squadre; potrebbe tornare tutto a regime per metà giugno come al solito".
Che tipo di calcio vivremo dopo il Coronavirus?
"In Italia i dilettanti si mantengono esclusivamente con "intenzioni di sponsor" che si raccolgono in estate: secondo me almeno il 60% di queste intenzioni scompariranno ed il restante sarà molto ridimensionato. Chi ha già un minimo di settore giovanile reggerà sicuramente meglio ma non vivrà nell'oro perché anche le quote dei ragazzini dovranno essere adeguate alle priorità familiari. Per gli altri sarà molto più dura ed è per questo che stilare calendari da 14 (come accennavo prima) potrebbe essere più facile del previsto. Potrebbe essere l'occasione giusta per Governo e Figc al fine di rimodulare maggiori vantaggi e risorse destinate dai professionisti ai dilettanti perché il loro indotto può reputarsi più piccolo ma è certamente più capillare ed attivo tutti i giorni dell'anno: dai tornei estivi ai campionati, dalle cene settimanali ai trasporti, dal controllo medico obbligatorio all'attività fisica vista come forma di prevenzione sanitaria, dall'abbigliamento alla aggregazione interpersonale oggi sempre più latitante nel sociale moderno. Insomma, l'immediato non sarà affatto roseo e chi proverá a stringere i denti lo farà per la speranza di un futuro migliore".