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Il dramma di Gabriele Bonsignore: "Ho rischiato la sedia a rotelle"

Nelle Marche ha fatto gol con le maglie di Cingolana, Jesina, Bikkemberg Fossombrone, Osimana, Maceratese, Fortitudo Fabriano. Nelle Marche, quando era tesserato per la San Marco Servigliano, è iniziato il suo calvario

Gabriele Bonsignore (foto) da Messina, 38 anni da compiere fra pochi giorni, ripercorre il suo calvario.
“A dicembre 2015, nel calcio mercato di riparazione, vengo chiamato dalla San Marco Servigliano. Dopo poche settimane mi faccio male, uno stiramento mi mette fuori causa.
Da li in avanti inizia una serie interminabile di problemi”.

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“Non riuscivo più a muovere bene le gambe. E’ successo tutto all’improvviso. A Montegiorgio, nel centro fisioterapico del dottor Del Bello, dopo una serie di controlli si accorgono che non avevo più la cartilagine alle anche. Mi dissero che dovevo subito fermarmi, che mi sarei dovuto rivolgere ad un bravo ortopedico, sennò rischiavo di rimanere sulla sedia a rotelle. Pensavo che fosse un infortunio come tanti altri. Invece di li a poco mi accorsi che per salire in macchina dovevo prendere le gambe con le mani ed alzarle”.

“Cosa mi sta succedendo, mi chiedevo. Tutto in una volta. Non riuscivo più a stare bene in piedi. Io che lottavo in mezzo al campo come un leone, gli avversari non riuscivano a buttarmi a terra. Le mie gambe erano come morte, non riuscivo più a muoverle, non avevo la forza”.
“Ho dovuto fare le protesi ad entrambe le anche. Ho passato un periodo brutto. Quando mi hanno detto che non potevo più giocare al calcio mi sono chiuso in me stesso. Stavo chiuso in camera al buio, non volevo che entrasse nessuno. Ora ci sono le ginocchia che mi stanno dando fastidio, dovrò fare anche in questo caso un doppio intervento. Questa malattia alle ossa non mi da tregua”.

“E’ dal 2015 che non tocco una palla, io che vivevo per il gol. Quando vedevo che la rete si gonfiava, per me era la cosa più bella al mondo. Non ho voluto più vedere nemmeno le partite di Serie A. Ce l’avevo con il mondo intero. Adesso piano piano sto uscendo da questo tunnel grazie a mia moglie e alle due mie figlie, sono loro che mi aiutano ad andare avanti”.

Le Marche per me sono state una seconda casa. Sono paragonabili alla mia Sicilia. Mi sono affezionato alla gente, al loro calore. Sono stato benissimo, porto tutti nel cuore. Fra i ricordi più belli ci sono gli anni indimenticabili passati con la maglia della Cingolana, dove ho fatto tanti gol. Anche a Fabriano, con la Fortitudo del presidente Ranaldi, è stato un anno speciale”.

 

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  Scritto da Andrea Cesca il 15/09/2020
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