MONTURANO. "Gli addetti ai lavori ci davano retrocessi a dicembre"
Il ds Spadoni dopo la salvezza conquistata sul campo di Jesi
Doveva essere un'impresa ed impresa è stata: il Monturano Calcio nel play-out sbanca Jesi (0-2) e resta in Eccellenza. Le parole del ds Giulio Spadoni (foto) sui social.
"Miracolo. E' la parola che sento ripetere più spesso da ieri sera dopo aver conquistato la salvezza con il Monturano. Credo sia eccessivo. I miracoli sono altro e non sono alla portata degli umani. Grande impresa di un gruppo di ragazzi che, con limiti e attraverso mille difficoltà, sono riusciti a centrare un risultato incredibile per gli altri, per tutti gli "addetti ai lavori" che avevano pronosticato la retrocessione già a dicembre. Ma non per chi ha vissuto lo spogliatoio. Ci abbiamo sempre creduto, in qualche frangente sperato, con la consapevolezza che sarebbe stata durissima e che potevamo anche non riuscirci, ma con l'impegno nel caso di non avere rimpianti. Abbiamo affrontato un campionato pieno di squadre forti, società che hanno speso cifre che noi non potevamo permetterci neanche lontanamente, dovevamo trovare tre squadre che retrocedessero al posto nostro, questo è sempre stato l'obiettivo. I meriti sono di chi va in campo, dei giocatori perciò, chi è arrivato all'ultimo atto con le stampelle, crociati rotti, ginocchia distorte, ossa del viso fratturate, polso rotto, muscoli affaticati, malgrado tutto ci siamo riusciti. Chi sta intorno ha dato il suo ottimo aiuto, dal mister Cuccù, al preparatore Cecchini detto "il martello", al preparatore dei portieri Caucci, a tutti gli altri collaboratori. Una società piccola ma precisa e presente e che soprattutto non ha mai messo in discussione nessuno, senza isterismi, cambi di allenatore, rivoluzioni, credendo che solo con un percorso comune si potesse arrivare a ciò. Grazie a tutti e felice di avervi dato una piccola mano mettendo a disposizione la mia esperienza e qualche competenza maturata in tutti questi anni di calcio. Ieri ho pianto di gioia ma l'alternativa era piangere di dispiacere".