Stranieri, arrivati senza scarpini e il sogno della Terza categoria
E' la storia di Roberto Perugini e di un gruppo di ragazzi immigrati: l'integrazione sociale attraverso l'allestimento di una squadra di calcio
Il suo sogno è quello di riuscire a realizzare una squadra almeno di Terza categoria ma, per ora, Roberto Perugini, si limita ad allenarli in maniera amatoriale questi ragazzi. Tutti, stranieri, la maggior parte di colore e arrivati con i cosiddetti "barconi" da 8 anni gli danno tante soddisfazioni e qualcuno ha già calcato con successo i campi delle formazioni dilettantistiche.
Ma quello che sta più a cuore al loro allenatore è offrire a tutti un'opportunità, un metodo per stare insieme, per ricreare quel clima di "squadra" che forse il calcio professionistico ha perso. Offrire un'alternativa alla strada, come succedeva con gli oratori degli Anni Cinquanta del secolo scorso. «Molti di loro sono arrivati qui che non avevano neppure gli scarpini per giocare: me li tolsi io per offrigliele. Erano ragazzi ospitati all'Abbadetta di Acquaviva tanti anni fa e siamo cresciuti insieme con alcuni, chiamiamoli sponsor, che li hanno vestiti e hanno creduto in questa che di fatto è un'amicizia: io non lo faccio per denaro ma per passione». Un po' allenatore, un po' talent scout ma anche come accede sempre in queste formazioni confessore e amico, Perugini si dà da fare per piazzarli sul mercato. E le richieste non mancano. «Il miglior prodotto della nostra cantera - scherza su Perugini - è stato Niccolò Battiktis che ho scoperto a 14 anni ma né la Samb né il Centobuchi e chi lo allenava hanno capito le sue potenzialità: ora ha 19 anni ed è stato convocato dalla Nazionale italiana di beach soccer. C'è ad esempio Gambia Bakiri che è fortissimo ed è in cerca di un team. E ancora Abanga del Ghana che gioca in Spagna, in serie C, Wally, alla Civitanovese, in Eccellenza. Ringrazio anche il Torrione con il quale collaboro».
Ma di Niccolò - e forse anche campioni destinati a migliore carriera ce ne sono tanti. «Le richieste non mancano - dice Perugini - e io per i miei ragazzi vorrei squadre sempre più importanti. Per loro sono "il coach Roberto"».
(Fonte: Corriere Adriatico)