Bomber a Malta con la Samb nel cuore: la favola di Gianmarco Piccioni
Gioca (e segna) nel Mosta, suo papà Enrico è l'allenatore: "Questo è un posto splendido. Il sogno? Rivedere in alto la mia squadra del cuore"
Un attaccante marchigiano bomber nel cuore del Mediterraneo, a Malta: 12 gol in 18 partite. Nome: Gianmarco Piccioni (foto), figlio di Enrico, ex glorioso centrocampista della Samb, esperienze in Bulgaria attualmente allenatore proprio dell'F.C. Mosta, la squadra in cui fa faville suo figlio.
"Mi avevano chiamato a luglio – racconta l'attaccante di San Benedetto del Tronto a Tuttosport – ma non se ne era fatto nulla perché mi volevano due squadre della serie A bulgara, dove ero appena stato. Poi il passaggio non si è concretizzato e allo stesso modo è successo con qualche club italiano. A ottobre mi ha così richiamato il presidente, mi ha chiesto se stavo bene. Sono tornato a Malta e ho firmato fino a giugno, sono convinto di aver finalmente fatto la scelta giusta". Parole dettate da una carriera giovane (Piccioni compirà 23 anni il 18 luglio) ma già intensa: "Ho cominciato da ragazzo con la Samb, poi sono stato in C1 a Vicenza, in C2 a L'Aquila sfiorando la promozione e in C1 a Lanciano, vincendo i playoff con il Trapani. Sono tornato a L'Aquila ma avevo voglia di provare qualcosa di differente. Nel 2013 mi ha chiamato appunto lo Shumen, serie B bulgara dove allenava papà. La società navigava in brutte acque ma io sono stato contento comunque: è vero che non prendevo soldi però a 21 anni uno non ci pensa troppo, specie se sta bene con le persone, come è capitato a me. Non rimpiango nulla anche se, adesso, sono davvero contento di aver detto sì al Mosta".
A Malta le dimensioni sono ridotte: 400.000 abitanti con una capitale (La Valletta) di 7.000, in tre quarti d'ora la giri tutta. La città più grande è Birkirkara, con 22.000 abitanti, Mosta ne conta 16.000. "E io mi trovo benissimo. Sono qui con Annalisa, la mia fidanzata, ci sono i posti giusti per i giovani. I maltesi sono belle persone, se ti comporti bene ti danno il cuore senza farti mancare nulla. E' come se fossi a casa mia, nelle Marche. Sliema è splendida, a St. Julian's sembra di essere a Ibiza, il mare è un favola... Ma io penso solo al calcio". Un livello del campionato non eccelso ma comunque più che dignitoso: "Quando sono arrivato a luglio, non mi aveva fatto una grande impressione. Poi mi sono ricreduto. Non posso paragonarlo alla nostra serie A o B, mi manca la conoscenza diretta. Ma le partite sono sempre tirate e i club si stanno evolvendo molto, imparano in fretta dall'estero". Il Mosta era partito con un obiettivo: "Arrivare almeno sesto. Il campionato è formato da 12 squadre, alla fine della stagione regolare le prime 6 lottano per lo scudetto, le altre per non retrocedere. Siamo quarti, abbiamo cambiato marcia da quando è arrivato mio padre a gennaio. Il tecnico precedente, un serbo, aveva idee un po' strane. Papà ha introdotto alcuni solidi concetti italiani, oggi giochiamo da squadra e non per noi stessi. Puntiamo ai preliminari di Europa League". Non è semplice per un calciatore avere il proprio padre in panchina: "E' una situazione particolare, in allenamento devo sempre dimostrare qualcosa in più per non passare per raccomandato... Ho un bel rapporto con lui, anche se come carattere siamo agli opposti: lui è un buono, uno tranquillo; io a volte eccedo, mi lascio trasportare. Sa tirare fuori il meglio di me. Sono una prima punta, ma mi adatto facendo di tutto. A Lanciano e L'Aquila ho giocato anche da esterno. Non mi ricordo di papà giocatore (una carriera da centrocampista quasi ventennale, con la Cremonese in A come vertice, ndr), ero troppo piccolo. Ma mi bastano le foto, un motivo di orgoglio e un fardello positivo, che mi spinge".
Il prossimo traguardo di Piccioni è quello comune a chi vive di pallone: "E' una massima serie, ovviamente. Ma vivo il momento, mi interessa soltanto dimostrare quello che valgo. Qui sto bene, mi vedo anche con gli altri italiani appena è possibile. Il pubblico è splendido e numeroso, ti fa sentire uno di famiglia. Vivono la squadra, sono molto attaccati. A fine campionato vedrò, se arriva l'Europa League posso pensarci. Ma non c'è nulla di definitivo, anche a Malta vengono molti club da fuori a seguire le partite. Quindi...". E il sogno è quello legato alle radici: "Rivedere la Samb in alto. E' la squadra dove sono cresciuto, è la squadra per cui tifo. Una piazza del genere merita avversarie all'altezza: facciamo 3.000 spettatori in Eccellenza e vedo piazze in Prima e Seconda divisione con 200, 300 presenze allo stadio. La mia città vale ben altro".