L'altro Santoni: il terremoto colpisce un allenatore (e Camerino)
Il mister della squadra camerte di professione è vigile urbano e in queste ore è alle prese con i danni del sisma. Prima gli uomini, il calcio passa in secondo piano
L'altro Santoni smette la tuta di allenatore e indossa la divisa di vigile urbano. E proprio in queste ore, con il terremoto che ha rimesso paura alle Marche, è impegnato nella verifica dello stato di agibilità delle abitazioni della zona e a dare una parola di conforto alle persone che hanno perso tutto, casa e lavoro. Beppe Santoni, 53 anni, attualmente tecnico del Camerino (ex Muccia, Caldarola, Potenza Picena e Chiesanuova) vive e lavora a Fiordimonte (poco più di 200 abitanti nell'alto maceratese) ma per due giorni a settimana svolge funzione anche a Pievebovigliana e Fiastra, un fazzoletto di terra colpito dal sisma. "Stavolta la prova è dura!", ha scritto su Fb. Lui dorme in auto, la sua casa (dove vive il figlio Fabrizio) è inagibile, anche se di dormire, tra sopralluoghi e riunioni, non se ne parla proprio. In queste ore il calcio passa in secondo piano, stasera l'allenamento del Camerino salta, pazienza, prima gli uomini poi il pallone. Proprio Camerino è uno dei centri più colpiti. Da ieri sera - come scrive Il Messaggero in un reportage - in giro ci sono solo vigili del fuoco e uomini della protezione civile che controllano le strade deserte e accompagnano qualche sfollato a riprendere le cose lasciate in casa. Tutto il centro storico è zona rossa, non si può entrare. In piazza della Vittoria il campanile della chiesa di Santa Maria è venuto giù con la seconda scossa e ha trascinato nel crollo una parte del palazzo di fronte. Ci vivevano alcuni studenti, era stato ristrutturato nel 1997. Per fortuna in quel momento tutti erano già in strada e quasi tutte le case erano vuote. Adesso il centro storico è pieno di macerie, crollate alcune mura esterne dell'ex tribunale oggi sede della facoltà di informatica, si sono sbriciolati alcuni cornicioni della chiesa di San Filippo, venuto giù il tetto del carcere e i 70 detenuti sono stati trasferiti a Rebibbia. Circa mille persone hanno dovuto abbandonare il centro storico ma anche altri quartieri sono stati evacuati. In totale tremila persone non possono tornare nelle proprie case. Impossibile calcolare al momento i danni, anche molto seri al patrimonio storico. Diverse attività non potranno più riaprire.