Silva: "In 50 anni mai visto uno stop così. Riprendere? Credo di no"
L’ex bomber dell’Ascoli e ora allenatore della Vastese cerca di resistere: "Ricominciare vuol dire tornare ad ammassarsi negli spogliatoi e in questo momento sembra impensabile. Onestamente la vedo dura, anche a porte chiuse"
Ascolano, da gennaio sulla panchina della Vastese (Serie D, gir.F), l'ex bandiera dell'Ascoli Calcio Massimo Silva (foto) sta a casa come tutti per l'emergenza Coronavirus.
"Sportivamente parlando è un vero peccato – racconta in un'intervista a Il Resto del Carlino - avevo trovato l’intesa con i ragazzi e loro avevano recepito la mia idea di calcio. Prima dello stop eravamo riusciti a battere a domicilio il Notaresco, capolista e una delle formazioni più forti del campionato. I tifosi si stavano preparando per la sfida casalinga con il Pineto che ci avrebbe potuto consentire l’accesso ai playoff. Volevano venire allo stadio in 2mila, insomma si era ricreato un grande entusiasmo. Ma davanti a una tragedia del genere non avevamo alternative. Fermarsi è stato sacrosanto".
Avete comunicazioni dalla Lega Nazionale Dilettanti?
"La Lnd è quella certamente più in difficoltà, molte società avranno problemi a ripartire. La volontà della Lega sarebbe quella di continuare. Noi con otto partite il campionato lo finiamo, quindi in teoria sarebbe meno difficoltoso concludere. Però, in tutta franchezza, al momento mi sembra un’utopia. Riprendere vuol dire tornare ad ammassarsi negli spogliatoi e in questo momento sembra impensabile. Onestamente la vedo dura, anche a porte chiuse. Tutti gli sportivi, gli addetti, i tecnici dovrebbero fare il tampone praticamente ogni settimana, mi pare una cosa un po’ complicata".
Se le condizioni non permetteranno una ripresa, quale pensa possa essere una soluzione per i campionati?
"Non lo so e non oso proporre nulla. So solo che non sarà facile. Conoscendo da qualche anno il calcio posso immaginare che ci saranno ricorsi, contenziosi e liti. Mi auguro di no, ma ho paura che accadrà. Ci vorranno saggezza e calma da parte di tutti. Oggi vedo solo che chi grida ai quattro venti di anticipare la chiusura lo fa soprattutto per interesse personale. Che dire: resto alla finestra. Anzi, è più appropriato dire in apnea".
Perché in apnea?
"Perché posso ‘resistere’, ma non a lungo. Mi sento come Federica Pellegrini, che giustamente ha detto ‘Mi preparerò per Tokio 2021, ma avrò un anno in più e sarà ancora più dura’. Ecco, anch’io, seppur come allenatore e non come atleta, non sono più un ragazzino: il tempo che mi resta per allenare è limitato. Però grazie al cielo l’entusiasmo non manca. Tornando invece alla situazione attuale, tutt’altro che scherzosa, penso di poter dire di non aver visto mai uno stop del genere in oltre mezzo secolo di calcio. Stiamo ahimè assistendo a qualcosa di storico".