Il Covid torna a far paura. Se il calcio chiude poi ripartirà?
In questo periodo tutti stanno dicendo la loro in merito ad una nuova impennata della pandemia. Non voglio sottrarmi a questa incombenza, visto che anche il mondo del calcio è al centro di discussioni, questa volta non prive di fondamento.
I bollettini giornalieri sull’andamento del Covid da alcuni giorni non ci lasciano tranquilli, c’è una recrudescenza del virus e le terapie intensive iniziano ad avere problemi, come era accaduto diversi mesi fa. Ovviamente tutto il mondo del calcio, specie quello dilettantistico, sta con le antenne dritte, in attesa di conoscere le decisioni che verranno prese a livello di Giunta Regionale, che poi si ripercuoteranno inevitabilmente su tutto il nostro vivere quotidiano. Vedremo se sarà necessario varare la zona gialla o se potremo ancora restarne ai margini. Quello che conta è che si possa continuare a vivere e lavorare in condizioni di sicurezza. Per farlo è necessario, ora più che mai, rispettare le regole. Chi ha fatto la vaccinazione, in parte ha assolto il suo compito, ma ciò non toglie che debba osservare i distanziamenti, uscire con la mascherina ed evitare, per quanto possibile, locali troppo affollati ed in generale assembramenti difficili da controllare.
Chi non si è vaccinato ha obblighi ancora maggiori, perché oltre a rispettare le regole appena descritte, deve anche continuamente far ricorso ai tamponi per dimostrare l’assenza della malattia. Ormai è risaputo, quando si salta qualche passaggio, oppure non si osservano le regole alla lettera, il virus ha campo libero e torna a colpire senza pietà. A livello regionale il caso più eclatante è quello del Comunanza, in testa al girone H di Seconda categoria, che ha già dovuto chiedere lo spostamento di due gare, per il focolaio che si è sviluppato dentro alla squadra e nel paese, che rischia di compromettere seriamente la stagione dei giallorossi. Un episodio emblematico, ma ce ne sono tanti altri al limite che potrebbero esplodere nel giro di poco tempo. Nessuno chiede di rinunciare a tutto, ma in questo momento storico è necessario convivere con delle precauzioni. A mio modo di vedere è giusto che: cerimonie, feste, sagre, manifestazioni culturali e gastronomiche si facciano e vadano avanti, ma allo stesso tempo è indispensabile che chiunque partecipi lo faccia con responsabilità ed attenendosi scrupolosamente ai protocolli emanati per combattere il Covid.
Tutti abbiamo vissuto sulla nostra pelle due anni di sofferenza, dai quali stiamo provando a tirarci fuori con grande fatica, per favore ora cerchiamo di non rovinare tutto per superficialità ed eccesso di sicurezza! Se il mondo del calcio dilettantistico dovesse chiudere i battenti ancora una volta, siamo così sicuri che troverebbe la forza di ripartire? Riusciremo tutti insieme a riprendere la marcia? Dico la verità, sono molto dubbioso. Stiamo ballando sull’orlo del precipizio e sembra che molti non se ne accorgano. Un vecchio proverbio dice che il giudizio è buono quello di prima, e che dopo le lacrime di coccodrillo servono a poco. Stiamo attenti, rispettiamo le regole, facciamo insomma il nostro dovere, se il giocattolo si rompe questa volta sarà dura aggiustarlo”.