Katia Senesi: "Sono cresciuta col calcio. In AIA 8 marzo ogni giorno"
Recanatese, è la prima donna a far parte del Comitato nazionale dell’associazione arbitri: "Ora il passo successivo è fare squadra, uomini e donne insieme"
Katia Senesi, recanatese, prima donna a far parte del Comitato nazionale dell’associazione arbitri (AIA), è l'orgoglio delle Marche. Ne ha fatta di strada dal 1994 quando nel campionato Giovanissimi ha arbitrato la prima partita, poi è salita sempre di categoria fino a quando nel 2008 ha lasciato l’attività sul campo in occasione di un Venezia-Foggia di Lega Pro in cui era assistente. Poi è stata osservatore e nel settore tecnico dell’Aia ha curato pure un progetto per la formazione dei talenti italiani. Fino all'incarico con l'AIA.
Nel giorno della Festa delle Donne, lei che rappresenta la determinazione femminile in un mondo prevalentemente maschile come quello del calcio, si racconta a Marcheingol.it.
Senesi, come è scoccata la scintilla per il calcio?
"Sono cresciuta col calcio, giocandolo e seguendolo in tv, poi ho iniziato ad arbitrarlo e quindi a studiarlo. Non ricordo un solo giorno della mia vita senza un pallone o una partita che ne facesse parte. È una storia d'amore degna di Shakespeare".
Il suo impegno attuale con l'AIA come sta proseguendo?
"Nell'AIA ho trovato una casa piena di amici che condividevano la mia stessa passione. Il mio impegno, in tanti anni di associazione, è stato sempre valutato con rispetto e senza pregiudizi ed è anche per questo che oggi possiamo vantare una presenza capillare di donne in ogni ambito associativo. Il progetto di formazione sugli arbitri donna, di cui mi occupo, sta procedendo bene grazie al sostegno da parte di tutta l'AIA, a partire dal presidente Trentalange, dagli organi tecnici nazionali fino ai presidenti regionali e di sezione. In AIA l'8 marzo è ogni giorno".
Un consiglio che si sente di dare alle donne impegnate nel calcio?
"Credo che le donne del calcio non abbiano bisogno di consigli, ognuna di loro ha già lottato a sufficienza per meritare il posto in cui è e trovare la propria strada. Ora il passo successivo è fare squadra, uomini e donne insieme. Nel lavoro, come nella vita e nello sport, forse il vero trucco è proprio questo: unire le peculiarità dell'uomo e della donna per ottenere i risultati migliori di sempre. Se si pensa che insieme si da origine alla vita... magari il fare squadra può funzionare bene anche in altri ambiti".