"Noi prigionieri in casa nostra quando gioca la Fermana..."
La lettera di un residente, la risposta del Resto del Carlino

FERMO. I problemi di un residente, la risposta della giornalista Angelica Malvatani. Nella rubrica Agenda e Lettere del Resto del Carlino (edizione Fermo) il tema è calcistico.
"Caro Carlino,
mentre si avvia alla conclusione il campionato difficile e doloroso della Fermana calcio, si conclude anche un altro anno difficile per chi come me abita nei pressi dello stadio. Da tanto tempo siamo prigionieri in casa nostra, vittime incolpevoli della violenza del calcio, di azioni assurde dei cosiddetti tifosi che aspettano solo la partita per sfogare la loro rabbia. Noi costretti a lasciare l’auto lontana da casa, con le vie chiuse da bruttissime gabbie gialle, sotto assedio per ore, col disagio di chi sa di non aver fatto niente per meritare questa punizione, ad ogni maledetta partita. Oggi che siamo in un campionato minore, mi pare di aver capito che nella retrocessione tante misure di sicurezza non dovrebbero essere obbligatorie, si potrà liberare il quartiere dalla prigionia o saremo ancora sotto assedio anche con le squadre con cui ci troveremo a giocare l’anno prossimo?".
Un residente della zona stadio
"Caro lettore,
una zona residenziale, tranquilla e bella, che da anni ha il profilo rovinato da gabbie che si chiudono ad ogni partita, e rendono difficile la vita soprattutto alle persone anziane. Il problema però è a monte, è possibile che una partita di calcio debba trasformarsi in guerriglia, vandalismi, azioni violente? Le scene che abbiamo di recente visto a Roma parlano chiaro, le tifoserie sono davvero spesso violente e pericolose e la tutela vale anche per chi si trova a vivere vicino agli stadi. Forse dovremmo proprio ripartire dal principio, tornare a considerare il calcio uno sport di amicizia, trovare la strada per poter vivere una partita in serenità, portare i bambini, ragionare con loro su quello che è e deve restare un gioco. Partendo proprio dalle scuole di calcio, dalle partitelle tra bambini, dai primi tifosi che sono i genitori e che devono rispettare sempre avversari, arbitri, giocatori e risultato. Forse allora ci potremo liberare di tutte le gabbie gialle che si sistemano vicino a qualunque stadio".
Angelica Malvatani
