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Edizione provinciale di Fermo


Don Leandro, il parroco-tifoso: "Il calcio come scuola di vita"

Il sacerdote di Rapagnano manca raramente alle gare della sua squadra che segue con competenza e grande passione, sottolineando l'importanza dello sport come veicolo di crescita sociale dei giovani

RAPAGNANO. Il Rapagnano che veleggia in testa alla classifica del girone E della Seconda categoria, può vantare tra i suoi dirigenti una figura di spicco come il parroco Don Leandro Nataloni (foto), grande appassionato di sport in generale e di calcio in particolare, con il quale abbiamo avuto il piacere di scambiare alcune battute.

Come dirigente e grande tifoso, riesce sempre a seguire la squadra nel fine settimana?
“Compatibilmente con i miei impegni cerco sempre di andare, talvolta anche fuori casa. Il calcio è una passione, seguo con piacere questi ragazzi, alcuni dei quali mi conoscono da sempre, in pratica li ho visti crescere. Inoltre c'è la grande amicizia che mi lega al presidente Vitaliano Silveri, con il quale ci frequentiamo sin dai tempi della scuola elementare”.

Parliamo prima dell'aspetto tecnico, che impressione ricava vedendo giocare il Rapagnano?
“Una buona squadra, molto organizzata specialmente in fase difensiva, centrocampo ben predisposto a fare filtro, subisce pochissimo, non per nulla è ancora imbattuta. Probabilmente per la mole di gioco che sviluppa, raccoglie meno di quanto meriterebbe a livello realizzativo, questo potrebbe essere un aspetto da migliorare”.

In generale che giudizio può esprimere su questo girone E della Seconda categoria?
“Ho visto diverse gare di notevole livello ed anche delle ottime individualità. In generale mi sembra che tutte le squadre abbiano una fisionomia precisa, costruita con grande criterio. Molti magari pensano di trovare questa organizzazione solo nelle categorie superiori, mentre a mio giudizio questo è un girone molto competitivo”.

Tra poco più di una settimana ci sarà il derby ad alta quota con il Monte e Torre, una gara che potrebbe rivelarsi fondamentale per la vittoria del campionato.
“Una partita molto sentita, che stavolta assume un significato anche maggiore vista la posizione in classifica delle due squadre. Per me sarà un'occasione particolare, visto che mia madre era originaria di Torre San Patrizio e sono stato vice parroco di Monte San Pietrangeli per diversi anni. Nelle due cittadine conosco tutti, in particolare alcuni dirigenti ai quali mi lega un'antica amicizia. Sarà bello rivedersi e confrontarsi”.
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Come nasce questa sua passione per il calcio e per lo sport in generale?
“L'attività sportiva mi ha sempre affascinato sia per la bellezza della competizione, ma soprattutto per la grande importanza che ha nella crescita delle persone. Il gioco di squadra insegna a lavorare accanto agli altri e ad averne rispetto. Permette di divertirsi ed al tempo stesso di rendersi utili per i compagni di squadra. Insegna il sacrificio e l'applicazione: 2/3 allenamenti settimanali, la sera al freddo, dopo il lavoro, si possono fare solo avendo una passione enorme. L'aspetto fondamentale è però il rispetto delle regole e dell'avversario, chi ha fatto sport sa quanto queste regole siano importanti nella vita di tutti i giorni”.

Lei quindi considera il calcio una scuola di vita?
“Non solo, io considero i dirigenti delle squadre come dei miei preziosi collaboratori. Sono sempre vicini ai giovani, cercano di non far mancare mai nulla, li seguono passo passo. Sono degli educatori fondamentali nella formazione umana dei ragazzi. Qui a Rapagnano sono encomiabili, nel tempo hanno sviluppato una organizzazione a livello quasi professionistico, mettendo i calciatori nelle condizioni migliori possibili”.

Nel paese di Rapagnano i successi della squadra di calcio vengono vissuti in maniera particolare?
“Parliamo di una cittadina con meno di 2000 abitanti che oltre al calcio ha anche delle società che si occupano di ciclismo e pallavvolo femminile. Per ovvi motivi, non ci possono essere numeri importanti dietro ognuna di queste pratiche sportive. Va comunque sempre sottolineata la grande passione che anima i dirigenti di tutte le società. Io cerco sempre di essere vicino a tutti loro, portando il mio sostegno e la mia vicinanza, come dicevo, lo sport è una scuola di vita fondamentale e per me è un dovere essere accanto a chi si occupa del benessere e della crescita della comunità”. 

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  Scritto da La Redazione il 09/02/2018
 

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