'Caso Osimana', Dilettanti in allarme: "Protocollo da cambiare!"
Il presidente del club Antonio Campanelli si appella al Comitato tecnico scientifico e alla Figc per un sostanziale cambio delle normative anti-Covid
OSIMO. In attesa dei tamponi, Osimo trattiene il fiato. Sono complessivamente una sessantina, forse qualcuna in più, le persone contattate dalla Asur e che nel giro di un paio di giorni dovranno sottoporti all'esame orofaringeo per attestare l'eventuale positività al Covid dopo essere entrate in contatto con Alessandro Castorina, il 30enne calciatore dell'Osimana che giovedì ha scoperto di essere stato contagiato rientrando domenica scorsa da una vacanza in Sardegna.
Tra i contatti c'è anche Andrea Zenga, il figlio dell'ex portiere dell'Inter, diventato popolare dopo aver partecipato nel 2018 a Temptation Island, il reality di Canale 5. Zenga ha già svolto il tampone sabato pomeriggio e ha promesso che ne annuncerà l'esito su Instagram, nel più puro stile social e reality. Oltre ai tre amici con i quali Castorina era in vacanza, dovranno sottoporsi a tampone tra gli altri i suoi famigliari, la sua ragazza, e soprattutto una trentina di compagni di squadra con i quali il ragazzo si è allenato da lunedì a mercoledì scorso e anche una dozzina tra dirigenti e membri dello staff tecnico dell'Osimana. Il club per precauzione ha rinviato l'inizio dell'attività giovanile, anche perché alcuni istruttori sono già in quarantena, compreso Castorina, che da anni è anche un allenatore dei bambini giallorossi. Proprio la quarantena forzata, a prescindere dal risultato del tampone atteso al massimo entro domani, porta il presidente del club, Antonio Campanelli (foto), ad appellarsi al Comitato tecnico scientifico e alla Figc per un sostanziale cambio del protocollo anti-Covid. «Quello attuale - analizza Campanelli - ci costringe tutti alla quarantena per due settimane anche se il tampone sarà negativo, questo perché ne richiede un secondo che scongiuri il contagio, in sostanza la preparazione precampionato della nostra squadra è già compromessa rispetto a quella delle altre squadre. E se fosse successo in campionato cosa sarebbe accaduto? Gare rinviate».
Secondo il presidente, anche lui costretto a quarantena perché è abituato a vivere da vicino la squadra al Diana, «con questo protocollo non possiamo neanche iniziare. Ne serve uno simile a quello del calcio professionistico, con tamponi ogni 15-20 giorni e quarantena solo per i positivi e non anche per i contatti asintomatici. Tamponi che poi dovrebbero essere pagati dalla Federazione, o almeno in gran parte. Altrimenti rimandiamo a tempi migliori». Anche perché «i tesserati nei dilettanti lavorano, a queste condizioni dovranno scegliere tra calcio o lavoro. La Figc non si volti dall'altra parte e ci dica qualcosa di chiaro in fretta».
(FONTE: CORRIERE ADRIATICO)