"Se prendi il Covid rischi il posto!". Quelli che smettono di giocare
Sono diversi i calciatori che decidono di lasciare il calcio per timore di perdere il lavoro, tra questi Tommaso Rossini del Cupramontana
"Se prendi il Covid fuori dal contesto lavorativo sono cavoli tuoi e puoi rischiare il posto!". Sono molti i calciatori dilettanti che hanno sentito proferire questa frase dal loro datore di lavoro. Come conciliare quindi calcio e lavoro? Risposta difficile, al punto che alcuni giocatori hanno deciso di prendersi una pausa dai campi di gioco o addirittura smettere. Tra questi Tommaso Rossini, 30 anni, ultime tre stagioni al Cupramontana. "Io mi sono fatto anche il crociato e vengo da sei mesi di malattia - ci racconta - quindi tra lavoro e calcio devo scegliere il lavoro: ho paura di essere contagiato, già a Cupramontana il papà di un ragazzo è risultato positivo e abbiamo rischiato di andare in quarantena tutti se anche lui fosse risultato contagiato. Per fortuna non è andata così. Ma al lavoro sono venuti a saperlo e giustamente non ne sono rimasti felici di questa eventualità".
Rossini fa il giuntista della fibra ottica, porta internet nelle città. Al momento ha deciso di smettere col calcio anche se, ci tiene a precisare, "la società Cupramontana ha messo a disposizione ogni tipo di precauzione possibile".