E Mezzanotte va...L'addio al calcio di una leggenda della Passatempese
Dopo 25 anni con la stessa maglia, la colonna dei giallo-blu ha detto stop. L'età avanza, gli acciacchi aumentano, ma la passione è sempre la stessa. Una vita spesa sul campo senza mai tirarsi indietro, con 5 operazioni alle ginocchia e tanto sudore, per esultare insieme ad un intero paese che lo acclama
Nella foto principale, scattata 25 anni fa: un giovanissimo Gianluca Mezzanotte, già con la fascia di capitano al braccio.
PASSATEMPO di OSIMO. Con la salvezza guadagnata sul campo dalla sua Passatempese, si è chiusa sabato scorso la carriera di Gianluca Mezzanotte, da oltre 25 anni un punto di riferimento della squadra. Un ragazzo che ha dato tutto per colori giallo-blu, iniziando da bambino e chiudendo da adulto, lasciandosi alle spalle tanti momenti che ne lui, ne i tifosi, dimenticheranno facilmente.
“Ho vestito per la prima volta questa maglia all’età di 9 anni, per me che sono del posto è come una seconda pelle. A parte la stagione 2011/12, quando sono andato all’Elpidiense Cascinare in Eccellenza, per misurarmi nel massimo campionato regionale, ho sempre giocato per la squadra del mio paese. Il mio cuore è stato sempre qui e sono contento di essere arrivato a questo punto senza rimpianti, ma felice delle scelte fatte”.
Ci sono certamente dei momenti vissuti con la maglia della Passatempese che non scorderai mai.
“Ce ne sarebbero tantissimi, dovendo scegliere dico la vittoria nel playoff di Prima categoria del 2006. Venivo in pratica da due anni di inattività e 3 interventi per problemi al crociato del ginocchio. Un 3-1 dopo i tempi supplementari contro l’Offagna al Diana di Osimo, da brividi”.
La tua lunga carriera ti ha comunque regalato tanti momenti degni di nota.
“Ricordo ancora lo 0-0 al Rocchegiani di Falconara contro la Pergolese, nel playoff per salire in Eccellenza. Il pari qualificò i nostri avversari, ma per la Passatempese quello rimane il punto più alto dei suoi 50 anni di storia. Come dimenticare la cavalcata del campionato 2018/19, quando stravincemmo il campionato di Prima categoria. Entrambi questi eventi vissuti con la fascia di capitano al braccio, un’emozione ancora maggiore”.
Nella Passatempese sei ormai un’istituzione, cos’ha in più questa squadra rispetto alle altre?
“Non è una squadra, ma una famiglia è l’espressione di un’intera comunità che si riconosce totalmente nella sua squadra di calcio. Un paese intero che tifa per una squadra che è sempre al centro dei pensieri di tutti. Una sensazione magnifica.”
Più di 25 anni di carriera, ti sono costati tanto sacrificio?
“Nessun sacrificio, ciò che ho fatto è stato un piacere, una passione che ho sempre avuto dentro e che mi ha continuamente spinto avanti. Ho dovuto rinunciare a tante feste, a tante uscite con gli amici, ma non mi è mai pesato, l’ho sempre fatto con piacere. Devo ringraziare anche mia moglie Elisa, che mi ha conosciuto che già giocavo e ha sempre rispettato la mia passione. Anche lei ha dovuto rinunciare a tante uscite, specie il sabato sera, ma non me lo ha fatto mai pesare e di questo devo solo ringraziarla”.
La tifoseria ti ha salutato in maniera incredibile.
“Mi hanno organizzato una festa che neanche potevo immaginare, mi hanno commosso e stupito allo stesso tempo. I tifosi evidentemente hanno apprezzato la serietà, la professionalità, la passione che ho sempre messo in campo. Ho dato sempre il massimo, anche se non sono mancati i problemi a livello fisico. Ben 5 interventi alle ginocchia, di quelli che lasciano il segno. Nell’ultimo periodo per scendere in campo dovevo ricorrere alle infiltrazioni per combattere il dolore, ma c’era un traguardo da raggiungere e non mi sarei tirato indietro per nessun motivo. Volevo chiudere in bellezza, raggiungendo quella salvezza che era il nostro obiettivo e grazie ai miei compagni e al mister ci sono riuscito. Poi è partita la festa”.
Cosa riserva il futuro a Gianluca Mezzanotte?
“Come dicevo prima, questa società la sento anche mia, mi hanno prospettato l’opportunità di restare all’interno e vedremo. Nei prossimi giorni ci incontreremo anche per capire il ruolo che dovrò eventualmente svolgere. Intanto vorrei fare il corso allenatori, mi piacerebbe lavorare con i ragazzi delle squadre giovanili: Giovanissi, Allievi, Juniores, fare esperienza e provare tra qualche anno anche a gestire una prima squadra. Sono un malato di calcio e difficilmente mi staccherò da questo ambiente”.
La finale play-off di Prima Categoria 2006 che portò al salto in Promozione