JESINA. Trudo: "Ancora a domandarmi perché succedono queste cose"

Foto: Ufficio stampa Jesina
JESI. Una brutta pagina di sport, quella vissuta al termine della sfida di domenica scorsa tra Fossombrone e Jesina. Al termine del match, un paio di isolati sostenitori locali, ha rivolto espressioni di stampo razzista all'attaccante della Jesina, Kevin Trudo. Momenti imbarazzanti e che nulla hanno a che fare con il calcio. Va detto che la società locale ha fin da subito condannato l'episodio, cercando di allontanare i protagonisti dell'episodio.
“Da domenica mi chiedo perchè? perchè in Italia, dove vivo dal 2004 e ho passato ormai più di metà della mia vita, succedono ancora queste cose. Me lo chiedo per mio figlio, che era lì a vedere la partita - racconta Trudo al Corriere Adriatico - stavamo passando dal sintetico per tornare negli spogliatoi, c’è stato un battibecco tra i nostri giocatori e alcuni tifosi. Io che sono fra i più esperti stavo cercando di calmare i miei compagni, fino a quando un signore dal pubblico mi ha urlato negro di me… Non un ragazzino, ma un signore di cinquantanni. Non ci ho visto più, gli sono andato vicino, per fortuna c’era la rete. Sono scoppiato, forse esagerando, ma lo rifarei, non si può lasciar sempre correre. Il tizio è fuggito, ma ne è arrivato un altro che ha ripetuto le stesse parole. Qualche compagno mi ha calmato, ma resta il fatto che sia qualcosa di inaccettabile. Possono darmi dello scarso o offendermi in altri modi, ma perchè offendermi per il colore della pelle?. Ovviamente il problema non è Fossombrone o il suo pubblico, molti tifosi di casa ci hanno insultato, ma non in quel modo e diversi hanno subito preso le distanze allontanando quelle due persone. Tanti mi hanno chiesto scusa appena uscito dallo stadio o per telefono - confessa Trudo - i razzisti vanno puniti, anche con una pena simbolica, non si può far finta di nulla. Avrei voluto godermi la vittoria con i miei compagni e dedicarla al nostro tifoso scomparso, Gabriele Ganzetti, ma purtroppo la domenica è finita come non doveva”.
Tra le telefonate arrivate a Trudo, c’è stata anche quella del sindaco di Fossombrone, Massimo Berloni.
“Ritengo che simili fatti denunciano ancora la presenza di persone che nulla hanno a che vedere con il calcio e con lo sport in generale - dichiara il primo cittadino sempre al Corriere Adriatico - Trudo mi ha confermato che Fossombrone non è una città razzista e che l’episodio ha visto protagoniste persone che non intaccano l’onorabilità del sodalizio sportivo forsempronese”.
