LA STORIA. Nahuel Guerrero, il globetrotter dell'Atletico Centobuchi
L'argentino ha girato quattro continenti e 12 paesi prima di approdare nel piceno
MONTEPRANDONE. Dall’Argentina a Centobuchi, nel mezzo ha viaggiato per dodici nazioni e quattro continenti, abbinando il calcio alla voglia di scoprire il mondo. Questa è la storia di Nahuel Guerrero, il globtrotter dell’Atletico Centobuchi.
“La mia passione per il calcio è nata da piccolo, ho iniziato a giocare a cinque anni. In Argentina, come in Italia, il calcio è uno sport molto popolare, molto passionale e il primo regalo che ti fanno quando sei bambino, è quasi sempre un pallone da calcio. Già a 12 anni avevo capito che da grande avrei voluto fare il calciatore. A 16 sono partito da casa e mi sono trasferito nelle giovanili del Colon de Santa Fe, squadra che milita nella massima serie argentina, sempre seguito dalla mia famiglia, vista la giovane età - racconta Guerrero - da allora ho giocato in dodici paesi diversi. Dall’Argentina alle Maldive, passando per Paraguay, Venezuela, Olanda, Lettonia, Perù, Belgio, Australia, Malta, Grecia e ora l’Italia. Alcune volte tra i professionisti e altre nei dilettanti. Mi manca solo di giocare in un paese africano e poi potrà dire di aver giocato in ogni continente”.
La prima tappa del viaggio risale al 2008, quando decide di lasciare la sua Argentina per tentare l’esperienza nel vicino Paraguay, da lì parte la scintilla e l’idea di sfruttare il calio per viaggiare il mondo. Una carriera trascorsa tra lingue, culture e stadi di ogni genere.
“La prima volta che ho lasciato l’Argentina, è stata nel 2008, mi arrivò un'offerta dal Paraguay e accettai, andando a giocare in un club di seconda divisione, l’anno successivo mi arrivò l’offerta di un altro club straniero e da lì iniziò il mio giro del mondo. Più passava il tempo e più mi piaceva l’idea di viaggiare, conoscere nuovi paesi, culture e persone di nazionalità differenti. Ho capito che potevo unire le mie passioni, giocare a calcio e viaggiare - ci confessa Guerrero - ho fatto molte belle esperienze nel calcio, giocando in grandi stadi, come in Venezuela, Perù, Grecia ed altre, con tante persone che urlavano il tuo nome. Sono stato alle Maldive, isole bellissime, dove ho potuto imparare una cultura totalmente diversa dalla mia. Conoscere giocatori di altre nazioni, varie culture e paesi diversi, questa è stata un'esperienza che porterò sempre dentro di me”.
L’ultima tappa lo ha portato in Italia, all’Atletico Centobuchi, dove è riuscito ad ambientarsi subito e ora non ha nessun altro pensiero in testa, se non quello di portare la squadra il più in alto possibile, prima di magari di riprendere il viaggio.
“Il mio agente argentino, Diego Acoglanis, mi disse se poteva interessarmi venire all’Atletico Centobuchi, presi qualche informazione sul club, parlai con il direttore GianMarco Ameli e mi convinsi ad accettare. L’Atletico Centobuchi è sicuramente un’ottima società, con giocatori e uno staff tecnico di primo livello. Fin dal primo giorno mi hanno fatto sentire parte del gruppo e questo mi ha permesso di adattarmi subito - conclude il calciatore argentino - sinceramente non so cosa ne sarà del mio futuro, per il momento sono concentrato su questo finale di stagione con l’Atletico Centobuchi, mancano ancora 6 partite e saranno tutte delle finali, inoltre abbiamo anche la gara di coppa contro la Civitanovese. Quindi per ora sono concentrato sul presente con l’Atletico Centobuchi e non penso ad altro”.