Razzismo, la lezione di Choukry: "Mi tirarono una banana e la mangiai"
La testimonianza di un ex calciatore dilettante di origini marocchine

Il 'caso Maignan' in Udinese - Milan, gli insulti e gli ululati contro Gomis nel derby Civitanovese - Maceratese, gli sfottò a Fossombrone ad un ragazzino durante una partita Under 17 tra la squadra di casa e la VF Adriatico: il razzismo nel calcio è un male difficile da estirpare. E allora a sdrammatizzare (oltre che condannare) tutte le discriminazioni razziali ci pensa Abdelhak «Joe» Choukry, ex calciatore dilettante di origini marocchine residente a Mogliano (ex Moglianese, Trodica, San Filippo Valle, Caldarola, Lorese, Telusiano), oggi 56enne.
"Nel 1992 a Centobuchi mi lanciarono una banana in campo - la sua testimonianza al Resto del Carlino - la raccolsi e la mangiai per saziarmi". Allora Choukry giocava col Trodica in Eccellenza.
"Non è razzismo, il razzismo è quando sono andato a fare le analisi e la persona ha osservato il mio documento, mi ha rivolto diverse domande senza mai guardarmi in viso.
Anche a me in campo hanno detto “nero“ e io sono orgoglioso di esserlo, non ho mai risposto a queste provocazioni, ho lasciato che quelle parole mi scivolassero via, preferendo far parlare il campo. Quella volta a Centobuchi, dove con il Trodica vincemmo 2-0, quelle persone che prima mi insultarono a fine gara si sono scusate. A me non è importato mai nulla di quello che mi hanno detto nei vari stadi. C’è chi mi ha insultato e, una volta appese le scarpette al chiodo, mi ha abbracciato e siamo anche diventati amici. Questi ex calciatori mi hanno spiegato che mi insultavano per demoralizzarmi, invece io me ne fregavo di quelle parole che, al contrario, mi trasmettevano una carica enorme. È vero, molto dipende dalla persona. Io sono Choukry e sono fatto così, ho sopportato e vinto perché chi mi ha insultato mi rispetta e non prova odio".
