Il punto di Fenucci: "Stagione balorda, malissimo le mie ex squadre"
Il tecnico chiaravallese ha fatto un disamina approfondita sui due massimi tornei regionali. Dispiacere per le retrocessioni di alcune squadre alle quali è ancora molto legato. Il futuro è dei ragazzi del territorio
Con la stagione dilettantistica che volge ormai al termine, abbiamo voluto sentire il parere di mister Gianluca Fenucci (foto), sulle vicende di alcune squadre che ha guidato e più in generale sui due massimi tornei regionali. Allenatore professionista ed insegnante di scienze motorie al Liceo Scientifico di Jesi, mister Fenucci è un attento osservatore del calcio regionale. Dopo la chiusura del rapporto con la Castelfrettese nello scorso mese di gennaio, più volte recentemente ha commentato per le tv private le partite dei campionati di Eccellenza e Promozione.
Mister, non si può fare a meno di notare che le ultime squadre che ha allenato, Castelfrettese e Osimo Stazione, sono retrocesse dalla Promozione alla Prima Categoria. Quali sono i motivi secondo lei?
“Avrei preferito non rispondere a questa domanda, soprattutto avrei voluto che si salvassero entrambe, ma sia a Osimo Stazione che a Castelferretti hanno pesato fattori che in una squadra dovrebbero essere risolti, anzi non dovrebbero proprio esistere. In entrambe le società avevamo lavorato bene, a Osimo Stazione avevamo centrato la salvezza senza patemi e lanciato tanti giovani bravi e promettenti, giocando partite molto belle e tecnicamente da serie superiore. Poi qualcuno ha minato i rapporti umani, non certo io. A Castelferretti, che è la ferita più recente, la squadra era neopromossa, formata da tanti ragazzi bravi ma con posa esperienza in Promozione. La scelta iniziale, secondo me giusta, è stata quella di farli crescere e maturare, tenendo un occhio ben attento al budget. Poi ci sono stati fattori che dovevano essere presi di petto dalla società e invece si è preferito soprassedere. Quando abbiamo interrotto il rapporto la Castelfrettese aveva 4 squadre dietro ed era in coabitazione con un’altra: mancavano 13 partite più eventualmente il playout, c’era tutta la possibilità di salvarsi invece sono arrivati penultimi e hanno perso nettamente col Vismara. Ma la cosa che più mi ha fatto male è stato constatare che, in un ambiente dove mi fidavo ciecamente di tutti, l’amicizia non esiste e neppure la programmazione. Mi dispiace tanto, ma qualcuno ha voluto far passare l’idea che ero bollito ed invece sono saldamente in sella. Basterebbe crederci tutti insieme. E’ quello che spero mi possa succedere in futuro con chi crede in me”.
A proposito di retrocessione, la Jesina è precipitata in Promozione. Con lei in panchina era andata in serie D. Cosa è accaduto?
“Difficile e ingiusto giudicare dall’esterno. Per me è un dolore grande: a Jesi ho vinto campionati da allenatore e da giocatore, a Jesi ho vissuto, ora insegno nel locale Liceo Scientifico, c’è un legame forte. Forse bisognerebbe rinsaldare i rapporti col territorio, affidarsi a chi conosce il calcio, a persone competenti e appassionate. A mio avviso non sarebbe neanche necessario andare a prendere tanti calciatori da lontano, visto che in zona ci sono molti ragazzi validi che farebbero carte false per vestire la maglia della Jesina. Un’altra cosa mi ha addolorato: la retrocessione del Montegiorgio, un luogo dove ho allenato 2 anni e dove sono stato benissimo, come a casa. Mi dispiace tanto per Zeno Cesetti, una delle persone migliori che ho conosciuto nel calcio, un appassionato vero, innamorato del Montegiorgio. Spero risalgano velocemente, lo meritano e farò sempre il tifo per loro”.
Cosa ha visto di positivo nel calcio marchigiano?
“Una stagione balorda, anche l’Ascoli è sceso in Serie C. La Samb doveva vincere il campionato ma non c’è riuscita. Le cose positive però sono tante: in Serie D, la qualità di calcio che propone la Vigor Senigallia, poi il Fossombrone. In Eccellenza, il Castelfidardo ha meritatamente vinto la finale play-off, la Civitanovese ha strabiliato in campionato. Mi piace chi fa giocare i giovani, chi ha coraggio nel dargli opportunità e chi si affida a ragazzi del territorio. Il Moie in Promozione è un esempio, un bravo a mister Matteo Rossi, ma note positive anche da Portuali Dorica e S.Orso”.
Alessandro Gabrielloni in serie A col Como. Dopo Bucchi un altro ragazzo che ha lanciato lei?
“No, sono ragazzi stupendi che avrebbero sfondato comunque. Cristian Bucchi con me è stato 2 anni alla Settempeda, credo di averlo aiutato a crescere e a migliorare, ma lui ci ha messo tantissimo del suo. L’avevo segnalato io a Ermanno Pieroni che allora era al Perugia. Alessandro Gabrielloni l’ho fatto debuttare con la Jesina in Serie D, ma il Gabrielloni davvero forte allora era suo fratello Tommaso, uno che vorrei sempre avere nelle mie squadre. Alessandro era un attaccante già bravo ma giovanissimo. I meriti della sua crescita sono principalmente suoi e di altri mister. Una cosa accomuna Bucchi e Gabrielloni: la voglia di migliorare, di apprendere, di allenarsi. La squadra finiva l’allenamento e loro continuavano a tirare, colpire di testa, migliorare tecnicamente. Bucchi a San Severino faceva accendere i riflettori per continuare ad allenarsi. Chi lo fa oggi?”.