Abolizione del vincolo sportivo: la doppia faccia della medaglia
Saranno giorni decisvi nel mondo del calcio dilettantistico che, oltre a fare i conti con il Covid, che potrebbe vedere una rivoluzione come quella dell'abolizione del vincolo sportivo. Una riforma che per alcuni può sembrare di poco conto, ma che in realtà rappresenta una svolta storica per calciatri e società. Il noto "cartellino" che vincola un calciatore fino al compimento dei 25 anni alla squadra, non esisterà più. Ogni calciatore, a prescindere dall'età, potrà liberarsi al 30 giugno di ogni anno senza che qualcuno debba sborsare denaro. Una decisione che fa felici i giovani calciatori e le loro famiglie, ma che al tempo stesso mette sul piede d'allarme società e dirigenti, come spiegato dal noto esperto di diritto sportivo Giulio Destratis
Una nuova stangata per le società
Se da un lato, dunque, il progetto di riforma ha il vantaggio di favorire la libertà sportiva del calciatore dilettante - spiega l'Avvocato - dall’altro sembra non tutelare abbastanza gli investimenti formativi compiuti dalle società sui propri atleti.
La riforma rappresenterebbe un ulteriore bastonata per tante società, già in crisi economica per via del Covid, e che dovrebbero anche rinunciare ai premi di preparazione per i loro giovani che si trasferiscono in altri club (professionistici o dilettantistici).
Con il vincolo annuale si correrebbe il forte rischio che le società smettano di investire sui vivai - avverte Destratis -sapendo di non poter più avvalersi dei loro calciatori nella stagione successiva. E con l’addio agli introiti derivanti dalle premialità, le società per sopravvivere potranno contare solo sulle rette annuali che versano le famiglie dei giovani calciatori. È un momento in cui servono aiuti concreti per evitare il tracollo delle società dilettantistiche: un loro coinvolgimento in decisioni come queste che finiranno per trasformare in maniera radicale la loro attività, sarebbe doveroso.