RIFORMA DELLO SPORT. Le preoccupazioni dei presidenti
E' partita lo scorso primo luglio per Riforma dello Sport. Lo sport dilettantistico italiano si prepara ad affrontare nei prossimi mesi un cambiamento storico. Tema che più tocca gli addetti ai lavori è l'introduzione della tassazione per atleti, allenatori e collaboratori sportivi. In un lungo articolo pubblicato sul Corriere Adriatico, i presidenti di alcuni delle squadre dei campionato marchigiani, che hanno espresso le loro preoccupazioni, che ovviamente salgono con lo scendere di categoria.
Franco Federiconi (presidente Vigor Senigallia, Serie D) - "Ci si adatta. Quando ci sono delle riforme l'anno zero è sempre quello più complicato, dopo qualche anno si inizierà a digerire la cosa. Adesso anche per noi c'è da pedalare per adattarsi: però si fa, era nell'aia da tempo ed era inevitabile che prima o poi passasse. Penso che regolamentare la posizione di atleti, istruttori e dirigenti sia una cosa positiva per loro. Capisco che dove ci sono società meno strutturate possa diventare un problema importante".
Giovanni Fioravanti (presidente Atletico Azzurra Colli, Eccellenza) - Penso sia il colpo finale per le piccole società. Non ci vedo nulla di vantaggioso per società come la mia dove i giocatori lavorano quasi tutti e già pagano i contributi di loro: adesso devono pagarli anche per quei rimborsi che un campionato come l'Eccellenza merita. La vedo dura. Poi mi chiedo: conviene ancora tenere su una scuola calcio? Facciamo anche opera sociale e invece di darci sostegno calcano la mano costringendoci a spese suppletive. Tutti siamo refrattari ai cambiamenti me le difficoltà si superano con alcuni mesi di adeguamento, ma qui non è un cambiamento burocratico o di documentazione contabile, qui il cambiamento è a livello economico. Ci sono società che già fanno sforzi disumani e ho paura che molti inizieranno a disamorarsi di questo circo che è il calcio".
Gianluca Poloni (presidente Montottone, Prima Categoria) - "Chi ha preso in esame in maniera approfondita e seria la questione, si renderà conto che è la fine dell'attività dilettantistica, perlomeno a certi livelli. Improponibile classificare un rapporto di lavoro dipendente con ragazzi che giocano per passione o per hobby. Si parla di contratto, ma come fai a stabilirne la durata se la stagione dovesse allungarsi per playoff e playout? Puoi farlo a fine giugno ma poi devono essere ugualmente retribuiti? Sono tanti i dubbi. Che succede se un ragazzo decide di punto in bianco di andar via durante la stagione? A questi livelli giù accade spesso. Un lavoratore dipendente ha un contratto di 40 ore settimanali con eventuali straordinari di un tot di ore. Ma se adesso a questo viene fatto un Co.co.co di 24 ore, fa il carpentiere e un giorno cade dall'armatura facendosi male, arriva l'ispettorato del lavoro, vede che fa più di 65 ore settimanali sommando i due lavori: che succede poi?".
Andrea Capodaglio (presidente Loreto, Seconda Categoria) - "Chi ci goberna dovrebbe tutelarci e non metterci con le spalle al muro. E' una riforma sbagliata e prima o poi andremo tutti a schioppare. Nessuno si rende conto dei rischi che corrono i presidenti, basti solo pensare se, parlando brutalmente, dovesse morire in campo un bambino, dopo le assicurazioni ti mandano a fondo e non pagano. Abbiamo perso di vista la professionalità dei dilettanti".